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di Gerardo Lisco. La vera novità politica di questi giorni, più che la nascita di Sinistra Italiana, è Stefano Fassina che dichiara che a Roma alle elezioni amministrative, al secondo turno, potrebbe sostenere il candidato del M5S. Fassina dimostra di aver colto fino in fondo la lezione politica di Renzi: una sinistra, anche se fuori dal PD, se continua ad essere legata alla “Ditta” è destinata a morire. Alla dichiarazione di Fassina il M5S non poteva che rifiutare qualunque alleanza. La dichiarazione di Fassina, però, non è una proposta di alleanza organica ma solo un segnale, che lancia al “Movimento” e al suo elettorato, per far intendere che il nuovo soggetto politico non nasce per fare da stampella al PD di Renzi, ma è un soggetto politico autonomo e con una fisionomia politica netta ed è disponibile a discutere e a confrontarsi con tutti coloro che vogliono condividere un progetto politico. Il disegno di Fassina è più sottile di quanto si possa immaginare. E’ noto che l’elettorato del M5S ha una provenienza variegata, una parte consistente è comunque formata da elettori che tradizionalmente hanno votato PCI, PDS, DS e PD. Alle Elezioni europee, tanto per rinfrescare la memoria, 1/4 degli elettori che votarono il PD di Bersani hanno votato il M5S o si sono astenuti. Le stesse proposte politiche del M5S si presentano, proprio in materia economica, contraddittorie. A volte scimmiottano il neoliberismo altre volte sono proposte, diciamo, di “sinistra”. Non è un caso che il M5S dichiara che non è ne di destra e ne di sinistra. Fassina con la sua dichiarazione prova a inserirsi in questa doppiezza e tenta di scardinare il M5S. Per essere fino in fondo credibile deve marcare in modo forte la distanza dal PD di Renzi. Questo smarcarsi in modo deciso potrebbe creare, in prospettiva, problemi anche allo stesso PD. Se il tentativo prenderà piede il PD di Renzi dovrà necessariamente spostarsi ancora di più verso l’elettorato di Centrodestra. Il target al quale dovrà rivolgersi per acquisire consenso si sovrapporrà sempre di più con quello di Salvini. Dicevo, il M5S non mi meraviglia quando per bocca dei suoi rappresentanti respinge l’apertura di Fassina. Le ragioni sono più di una. La prima è che il nuovo soggetto politico non è ancora definito. SEL ad esempio, o almeno una parte di essa, spera ancora di trovare una qualche forma di accordo con il PD di Renzi per salvare le esperienze amministrative tutto sommato positive. La seconda è che i personaggi che hanno lasciato il PD per confluire in Sinistra Italiana non sono proprio politici di primo pelo. E’ gente politicamente navigata che sui territori di provenienza ha svolto, negli anni passati, un ruolo di primo piano. Per cui lo stesso M5S pur essendo intimamente interessato all’assist di Fassina, altrimenti le elezioni politiche con l’Italicum potrebbe perderle per una manciata di voti, ha bisogno che il processo si radichi e si definisca meglio. Il quadro politico è dunque in forte movimento. Renzi ha imposto le proprie regole del gioco ed oggi qualcuno ha deciso di provare a giocare utilizzando le stesse regole. Il sistema politico e sociale italiano è stato destrutturato e Renzi ha contribuito in modo rilevante alla sua destrutturazione. Lo ha fatto con i corpi sociali intermedi e lo sta facendo con le istituzioni dello Stato. La finta abrogazione delle Province, un Parlamento ridotto a votificio, l’uso spregiudicato degli strumenti di legislazione di urgenza, la nomina di prefetti e commissari, come nel caso di Roma, che rispondono direttamente all’esecutivo in sostituzione degli organismi istituzionali democraticamente eletti, le alleanze variabili in parlamento per far passare provvedimenti legislativi sono tutti atti che stanno ridisegnando nel profondo il sistema economico, politico e sociale. Tutto questo Renzi lo fa in nome e per conto dell’ideologia liberista e dei ceti sociali dominanti. Tutto questo lo fa provando a convincere l’opinione pubblica che il suo è l’unico progetto politico possibile. Purtroppo c’è un dato che non è irrilevante, i 2/3 degli elettori che sono contro il PD di Renzi. Il PD di Renzi è un soggetto politico isolato. A questo isolamento Renzi ha cercato di porre rimedio con l’Italicum e Fassina, ora, prova a smontargli ciò che non è riuscito a fare in Parlamento da Deputato PD. Ci riuscirà? Questo non lo so ma una cosa è certa finalmente una novità vera in un panorama politico che i media stanno tentando di rendere sempre di più assuefatto alla narrazione, seppur minoritaria, di Renzi.