Non sono mai stata una fan del sonnellino pomeridiano. Ricordo ancora quando da ragazzina andavo dai miei nonni, nel Cilento, e dalle 14.00 alle 16.00 il paese si spegneva per pausa pennichella. Non mi restava che buttarmi nella lettura. Eppure il sonno fa bene al cervello. Pare, addirittura, che un sonnellino di soli 10 minuti sia sufficiente per recuperare energia e stimolare l’attenzione del cervello. Parola di talenti della storia.
Sapete chi sono stati i grandi sonnecchiatori del passato? Leonardo Da Vinci, Napoleone Bonaparte, Thomas Edison, Wiston Churchill, Ronald Reagan, John F. Kennedy e John D. Rockfeller. E che dire di quel genio di Albert Einstein che non rinunciava per niente al mondo alla sua pausa sonno di venti minuti dopo pranzo?
Sarà un caso che ognuno di loro – per vari versi e strade – sia stato in qualche modo un talento? Forse è tempo di dedicarci al sonnellino quotidiano, non credete?
Del resto anche la scienza è d’accordo. Secondo uno studio recente condotto dalla University of California di Berkeley, dormire per novanta minuti migliora l’apprendimento del cervello del dieci per cento, mentre saltare un pisolino lo fa diminuire del dieci per cento.
Ora la domanda che mi state facendo è : ma se sono al lavoro quando dorme? Direi che potete puntare sulla pausa pranzo. Se siete in ufficio da soli la vostra poltrona potrebbe non essere cosi male. Se siete manager dotati di divanetto o liberi professionisti che lavorano a casa non sto a dirvi quanto sia semplice. Per tutti gli altri: ingegnatevi. In primavera ed estate potete andare a fare un giro nel parco con una coperta e rilassarvi nell’erba mentre in inverno potete trovare un luogo tranquillo dell’ufficio. Secondo me in qualche modo si può fare.
Quanto a me… dovrò fare pace con il sonnellino dopo pranzo.