Da qualche giorno mio padre ha preso ha chiamarmi tutte le sere per chiedermi più o meno sempre le stesse cose. La vicenda che ha guastato la vecchiaia a lui e a mia mamma, e di riflesso ha creato non pochi problemi anche a me, oramai è diventata un’ossessione su cui si arrovella da mattina a sera. Ciò che poteva essere un normale quanto controllabile disorientamento giustificato dall’età avanzata, a oggi si manifesta ogni giorno come una ricerca di chiarimenti esposta irrazionalmente, ora perdendo pezzi ora trovandone altri per un quadro che per chi è fuori dalla sua testa è difficile afferrare. Immaginate un ottantaquattrenne che passa tutto il giorno in casa senza vedere nessuno e che pensa, parla e si documenta solo su un’unica cosa da qualche anno a questa parte. Mia mamma mi aveva avvertito: guarda che papà ha bisogno di sentirti più spesso perché sei l’unico che ritiene in grado di fornirgli sempre tutti i tasselli mancanti quando gli sfugge qualcosa. Figurati, le ho risposto, non ho nessun problema a prestarmi a questa funzione, considerando che vivo lontano almeno così posso essere utile a qualcosa. Digli di chiamarmi quando vuole, le ho detto. Anche io mi impegnerò a telefonargli più spesso. Tanto che ora ci sentiamo tutti i giorni. Io cerco di rassicurarlo fino a dove posso, fino a quando si perde nella sua dimensione che non conosco più, lui è diventato vecchio e io non riesco a trascorrere più di qualche giorno l’anno con lui. Lo sento smarrirsi in un mondo fatto di avvenimenti uniti da un tessuto connettivo artificiale che si è autogenerato a forza di ansie, percorsi inventati lungo il quale è facile perderlo di vista. Mi limito ad ascoltarlo e a cercare di approfittare dei pochi terreni comuni me per riportarlo qui, tra noi due, tra padre e figlio, anche se mi sembra strano.
Magazine Società
Potrebbero interessarti anche :