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Father Ted

Creato il 26 novembre 2011 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Father Ted

Craggy Island, un ameno isolotto irlandese dalle bellezze naturali (“c’era una splendida parte ovest, ma poi durante una tempesta si è staccata ed è galleggiata via”), personaggi coloriti (Tom, psicopatico del luogo che indossa la celebre maglietta “I shot J.R.” dedicata a Dallas) e svariate iniziative culturali (i concorsi di bellezza Lovely Girls e King of the Sheep, rispettivamente per ragazze e pecore).

È qui che vivono tre sacerdoti, spediti per estrema punizione dalla Curia e dal cattivissimo vescovo Brennan: l’anziano Jack, bevitore e pervertito capace di esprimersi quasi esclusivamente tramite l’uso delle tre parole “girls”, “arse” e “feck”; Dougal, sempliciotto dalle dubbie capacità mentali, colpevole del fantomatico Black Rock Incident”, in cui “le vite di centinaia di suore sono state irrimediabilmente sconvolte”; Ted, autoproclamato uomo di mondo, appassionato di biografie di celebrità ed esiliato per aver trattenuto delle offerte benefiche e portato un bambino a Las Vegas spacciandola per Lourdes.

Father Ted
In loro compagnia, nella sgangherata casa parrocchiale che fa da ambientazione per gran parte dei singoli episodi, la repressa Mrs. Doyle, governante sciatta e dimessa, ossessionata dalle faccende domestiche e dal preparare continuamente tè per i tre religiosi o chiunque transiti per la casa.

Una breve ma doverosa introduzione per una delle serie degli anni ’90 (di ossatura completamente irlandese ma destinata al canale britannico Channel 4) più apprezzate dalla critica, con tre BAFTA vinti tra gli altri numerosi premi; amatissima dal pubblico inglese e non solo, ha fatto nascere associazioni e raduni celebrativi in diverse parti del mondo, pur contando, dopotutto, un numero di episodi abbastanza esiguo, tre serie e lo special di Natale del 1996 per un totale di 25.

Le avventure vissute dai protagonisti hanno quasi sempre incipit e risvolti surreali, ma la premessa del meccanismo comico del telefilm è l’avere un unico personaggio “normale”(in questo caso termine da prendere con le pinze, si badi) a far fronte all’assurdità degli eventi: Ted, per quanto vero e proprio coacervo di difetti , sembra essere il solo essere umano fuori dalla follia caricaturale e collettiva di tutti quelli che lo circondano, magari ad esclusione di qualche personaggio minore o relegato a brevi ed uniche apparizioni.

Father Ted gioca sull’ambivalenza tra comicità visiva, sovente distruttiva e qualche volta magari anche un po’ crassa o “semplicistica”, e linee di dialogo pungenti e sarcastiche, ovviamente indirizzate, il più delle volte, alle contraddizioni della chiesa cattolica o dei dettami della vita sacerdotale, pur non dimenticando battute divertenti ma più di routine rivolte soprattutto ad un personaggio dalla spiccata stupidità come Dougal, magistralmente mantenuto da Ardal O’Hanlon su una bilancia divisa tra idiozia e tenerezza.

Father Ted

Per fare un riferimento a Blackadder, serie altrettanto britannica (e con un ensemble di attori di eguale bravura, seppur più famoso) precedentemente analizzata in questa rubrica, anche Father Ted si inserisce in un microcosmo umoristico con confini quasi sempre ben delineati: meno ricco del prodotto sopracitato, il telefilm approfitta della sua semi-povertà di mezzi, con le gag visive addirittura potenziate dalla buffa, ma sempre voluta, artigianalità della realizzazione; contrariamente a Blackadder, c’è però un uso sostanziale di ambientazioni esterne non ricostruite in studio, scenari naturali dall’immancabile fascino irlandese.

Per un paese “laico/non laico” come il nostro, Father Ted poteva essere una potenziale bomba scandalistica ad orologeria, mai scoppiata a causa di una messa in onda in sordina, qualche anno fa, sul Canal Jimmy del circuito satellitare, in versione sottotitolata nonostante l’ardua impresa di rendere espressioni e storpiature volute dei vari “feck” o “arse”.

Il giorno dopo la chiusura del finale della terza e ultima stagione, Dermot Morgan/Ted stramazzò al suolo colpito da infarto, un lutto immenso per i fan della serie e per tutti gli ammiratori di lungo corso del brillante talento: in suo onore, il finale originale venne sostituito con un piccolo montaggio di gag dai vari episodi per omaggiare l’interprete, chiudendo l’opera con l’ultima, seppur triste, risata.

Francesco Massaccesi


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