Torno al blog dopo un sacco di tempo,
ahimè. Tante gare sono passate sotto i ponti, la maggior parte delle quali poco
degne di nota, tanto poco che scriverne mi avrebbe persino depresso.
Concentrato sopratutto sulla musica, in questo periodo gli
allenamenti si sono progressivamente trasformati da mezzo per preparare competizioni a
mero strumento per rimanere in forma.
Vale la pena scrivere invece della gara di ieri, a Sparone. Dopo tanto
tempo, tutto ha funzionato alla perfezione. Le gambe c'erano, la voglia tornata
quella di un tempo, la concentrazione pure. E dire che avevo deciso di
parteciparvi soltanto sabato. La gara di Sparone, infatti, facente parte del
campionato UISP canavesano, aveva prevalso sulla "Camminata alpina"
di Tricerro (9 km interamente pianeggianti tra le risaie) solo perché più vicina e
con un orario tale da evitare a me e Lia la solita levataccia del "chi ce l’ha
fatto fare?".
Sapevo che il percorso mi avrebbe messo di fronte ad un’ascesa severa, di
tre km, per poi farmi scendere in picchiata all'arrivo. Conoscendo le mie
caratteristiche, mi ero proposto di tenere il più possibile in salita, perché
in discesa avrei potuto recuperare, come al solito. Sin dalle prime battute,
incolonnato come tutti gli altri su un sentiero che è in pratica una scala,
impossibile da correre, mi scopro carico di energia e passo la prima parte
impegnato in sorpassi sfruttando ogni ansa del percorso. La testa, oggi, è
diversa. Davanti a me, a poche decine di metri, scorgo compagni di squadra che
normalmente s’involano subito dopo la partenza. Stiamo salendo alla stessa
velocità. Questo, naturalmente, mi galvanizza e mi regala nuove energie. Ce la
posso fare, mi ripeto, anche se i km, camminando, non passano mai. Grondo
sudore come pioggia. L'ascesa termina dopo soli 2 km. In quel momento lo "sconto" mi rende felice. Si passa
accanto ad un santuario, e s’inizia a scendere. La discesa non è per niente un
problema, neppure nei passaggi tecnici in mezzo al bosco. Supero parecchi
concorrenti, uno dei quali, mente lo supero, mi chiede "Come fate a scendere
così forte?". Non so che dirgli, sollevo le braccia, poi
gli grido: "Mah...per istinto", mentre mi allontano balzando da masso
a masso.
Supero altri sparsi gruppetti ed infine l'arrivo al traguardo, al 55esimo posto su 109 concorrenti, decimo di
categoria, posizione da me mai raggiunta in tutte le gare UISP disputate, mi vede finalmente sorridente e
soddisfatto, ed anche leggermente incredulo.
Non è tanto la posizione in classifica a meravigliarmi, non da urlo in senso assoluto quanto il deciso miglioramento della condizione fisica e mentale.
Bisogna considerare, pure, che avevo alle spalle otto giorni di stop completo
(in Portogallo, durante le vacanze, le scarpe le avevo portate, ma mai
indossate), esclusi tre risicati allenamenti nei giorni immediatamente
precedenti.
Però, proprio durante uno di questi ultimi allenamenti ho avuto un barlume, un frammento di illuminazione podistica. Questa:
Non devo cercare la velocità FUORI da me; non è qualcosa da raggiungere.
La velocità che cerco e' già in me, occorre invece TIRARLA FUORI.
Si tratta di vedere le cose da un diverso punto di vista, di adottare un diverso abito mentale .
Vi lascio a riflettere :-)
Un saluto!