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Fatti e misfatti storici di giunte di sinistra
Creato il 08 marzo 2015 da Ambrogio Ponzi @lucecoloreAlla base di questo disagio vi sono scelte che risalgono ben oltre quel limitato tempo in cui i costruttori, privati e cooperativi, eventualmente associati, hanno avuto mano libera anche sui Piani Regolatori.
Queste scelte, oltre a penalizzare la città, hanno penalizzato anche vasta parte del territorio comunale e delle frazioni specialmente a nord di Fidenza.
Germano in questo scritto ricostruisce questi momenti e ne evidenzia le responsabilità politiche.
Ritengo che non sia uno sforzo inutile riprendere in mano questi discorsi, quel che è fatto è fatto ma gli errori futuri sono dietro l'angolo e, in molti casi, sono già "scritti" nel nuovo PSC. (P.A.)
FATTI E MISFATTI STORICI DI GIUNTE DI SINISTRA SOSTENUTE SOLO DA UN REGIME DI ASSURDE FAVOLE DA RACCONTARE AI LORO SOSTENITORI, MOLTI DEI QUALI AVVERSI A QUALSIASI TIPO DI RAGIONAMENTO, PRATICAMENTE DEI "MONONEURONI"
Alcuni giorni fa parlai con un amico della strana storia del casello autostradale di Fidenza, su sua richiesta gli mandai il presente scritto, messo insieme in quattro e quattr'otto, in versione un po' più grezza e che qui ripropongo un po' più chiaramente e riveduto e corretto, ma solo per quel che riguarda la grammatica e l'esposizione, i fatti sono vergognosamente sempre quelli, se non altro andrò a rincarare la dose dell'ultimo mio pezzo scritto per questo blog. Nella seconda metà degli anni '50, come tutti sanno, si realizzò la parte che interessa a noi dell'Autostrada del Sole, oggi più nota come A1.
Il progetto iniziale prevedeva il casello di Fidenza all'altezza di Castione Marchesi, in località Brolo, provenendo da Fidenza appena prima di dove la provinciale 588 si affianca all'autostrada, duecento metri o poco più a sud del cavalcavia.
Sicuramente la cosa era sensata, con il senno di poi possiamo dire che Fidenza, Tabiano e Salsomaggiore erano equidistanti dall'uscita rispetto al casello attuale e che i luoghi verdiani erano molto più vicini (non più di 6 Km da Roncole Verdi e 8 da Busseto), altri luoghi in cui potevano essere diretti gli utenti del casello direi che hanno incidenza irrilevante.
Intanto, sempre con il senno di poi, i capannoni del quartiere artigianale di Soragna realizzati da fidentini (e non sono pochi) sarebbero tutti arrivati nel nostro comune, anche se la lungimiranza del comune soragnese nel realizzare tale area fu encomiabile. Da pochissimi anni l'allora Principe Meli Lupi (credo Bonifazio), sempre dubitativamente credo zio dell'attuale Principe Diofebo, era tornato in Italia reduce dall'incarico di ambasciatore italiano presso le Nazioni Unite, veste nella quale firmò il Patto Atlantico (oggi NATO) per conto dell'Italia, quindi persona molto influente. L'intento di favorire la valorizzazione delle sue proprietà (niente di illegale da parte sua, sia ben chiaro!) oltre che creare un flusso turistico per la bellissima rocca, lo spinse a fare proposte, forse anche economiche, a chi di dovere per spostare nel luogo dove è poi stato poi collocato il casello autostradale di Fidenza.
Fin qui solo dati di fatto, ma tutto questo comportò che, per la verità in modo piuttosto comico, i camion non passavano sotto quel sottopasso, ancora attuale e praticamente identico ad allora, davanti al cimitero.
Unica alternativa era la strada con relativo passaggio a livello, che partiva dall'incrocio con la strada per Soragna (oggi enormemente variata quella viabilità), ancora visibile la prima parte che è quella che porta all'ingresso del dismesso stabilimento Carbochimica, appena dopo c'era detto passaggio a livello e a sud della ferrovia un breve tratto rettilineo portava a sboccare in Viale Martiri della Libertà proprio di fronte alla Trattoria Torretta, di fianco a quello che ancora oggi chiamano il "Palas di Sengar" da una parte e lo Stadio Craviari dall'altra.
Quel tratto di strada venne poi acquistato dalla Vetraria (uso questo vago nome perché credo allora fosse del Gruppo Montedison) e occupato per ampliamenti dell'annesso stabilimento. Facciamo un passo indietro, torniamo al passaggio a livello: questo passaggio a livello apriva cinque o sei volte al giorno, per cui i camion dovevano attendere per ore dietro alle barriere abbassate, causando gravi rallentamenti al loro lavoro, come è facilmente comprensibile. Per ovviare a questo, prima che l'azienda acquistasse il tratto di strada, si costruì l'alternativa, consistente nello svincolo per Soragna, oggi utilizzato come primo tratto dell'attuale tangenziale nord. Costò circa dodici miliardi di lire (stiamo parlando di ben oltre 40 anni fa), spesa che sarebbe stata evitata se il casello si fosse realizzato a Castione. Sono passati poi tanti anni e si è realizzata la tangenziale che ha avuto notevoli costi, anche se ridotti dal breve tratto già esistente. Ma alla luce di tutto questo, con l'alternativa castionese, non poteva poi essere realizzato uno svincolo in località Villachiara San Faustino, dove c'è lo strettissimo e ridicolo sottopasso regolato dal semaforo appena a sud dello svincolo per Castione Marchesi?
Così facendo si sarebbe già collegato direttamente Salsomaggiore con il casello, invece siamo ancora qui a parlare di "completamento della tangenziale sud" che chissà mai quando sarà eseguito e così le ambulanze provenienti da Busseto, indipendentemente dalla gravità del trasportato, devono fare larghi giri e passando su diversi dissuasori di velocità che per l'infermità dei trasportati non è sicuramente manna.
In più si sarebbe trattenuta un po' di ricchezza, oltre ad un po' di lavoro, in quel di Fidenza anziché esportarlo regalandolo a Soragna. Dulcis in fundo, mi si permetta, urlo ancora una volta a squarciagola che poteva essere enorme fonte di ricchezza la valorizzazione storica di Castione Marchesi, anche grazie al vicinissimo casello autostradale; il tutto senza scomodare l'UNESCO.
E ancora una volta ripeto: questo è il frutto non di amministrazioni assurde, disposte anche a negare l'evidenza, come hanno fatto in tantissime occasioni stravolgendo la storia, ma di chi le ha votate raccolti in una congrega silenziosa di "non vedo, non sento e non parlo", incapace di ragionare e succube di personaggi il cui unico scopo di vita era (ed è) il "seggiolone" e la cabina di comando. Germano Meletti
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