Faust

Creato il 07 ottobre 2011 da Filmdifio
Faust è il primo film che vedo del cineasta russo Alexander Sokurov. L'opportunità di vederlo prima dell'uscita ufficiale in sala a fine ottobre me lo ha dato "Il cinema esteso", un'interessante rassegna organizzata dal Comune di Napoli che, in collaborazione con Marco Muller, ha portato alcune pellicole presentate al Lido nelle sale partenopee, dal centro alla periferia.

Non credo di aver mai visto un film come "Faust". Questa è stata la prima sensazione all'uscita dalla proiezione. Ha una forza nelle immagini, una cura nelle inquadrature, nella fotografia, nella direzione degli attori unici. Sokurov non è uguale a nessuno, ha un suo modo di fare cinema estremamente personale che difficilmente può lasciare indifferenti. Il regista chiude con questo film la tetralogia dedicata al potere che a questo punto è obbligatorio vedere. Con il Faust di Goethe, Sokurov scaraventa lo spettatore in una riflessione sull'uomo e le sue tentazioni, scavando a fondo negli angoli più oscuri dell'animo umano. Ma mi rendo conto che le parole, in casi come questi, sono totalmente inutili per provare a spiegare il lavoro fatto, troppo "monumentale" (come scritto da tanti) per poter essere rinchiuso in semplici periodi. A volte le frasi, gli aggettivi arrancano ( o forse sono io a non essere capace) dietro la potenza di un'opera visiva che trasmette più di quanto si possa osare immaginare.
Il regista ha scelto movimenti di macchina incessanti, ma profondamente fluidi per raccontare l'incontro tra Faust e Mefistofele. Quel nervosismo nelle inquadrature traduce perfettamente lo stato d'animo del protagonista, inquieto e irrequieto nella sua voracità di conoscenza, sapere, illuminazione. D'altro canto quella stessa fluidità delle immagini permette al racconto di guardare anche più in alto, di elevarsi dalle faccende "terrene" a quelle "filosofiche". Induce alla riflessione e alla introspezione. Il mondo rappresentato è un universo interiore spinoso, complesso, di quasi assoluta incomprensione che lascia smarrito l'uomo curioso, inerte quello distratto. Sokurov non nasconde nulla, dalla prima all'ultima inquadratura. Non risparmia allo spettatore orrende visioni. La forza delle immagini è tale da lasciare immaginare l'odore di putrido dei cadaveri, del corpo del messaggero del diavolo. E' un mondo che si decompone, che marcisce inesorabilmente. Quale sfumatura del potere ha voluto individuare Sokurov stavolta? Forse quella più viscida, bassa, miserevole? Il potere del denaro (il diavolo è l'usuraio)? Il potere di sedurre-abbindolare? Il potere di controllare gli altri, di procedere ad un'esistenza senza rimorsi e scrupoli?
Perchè credo di non aver mai visto un film come "Faust"? Forse perchè non mi è quasi mai capitato di non percepire in una pellicola la patina di finzione cinematografica, di non sentire la distanza tra l'opera e il mio occhio. Sokurov travolge lo spettatore,  lo immerge completamente nella sua realtà, nella sua storia. E' un film, ma è come se non lo fosse. E' una visione ed un'esperienza artistica a 360 gradi, con i sensi colpiti da una miriade di input. Forse l'unico vero film in "3d" che mi è capitato di vedere finora.

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