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Faust – Aleksandr Sokurov

Creato il 12 marzo 2014 da Maxscorda @MaxScorda

12 marzo 2014 Lascia un commento

Faust
Dopo la lunghissima retrospettiva dedicata a Sokurov di qualche anno fa, ho lasciato che i suoi film sedimentassero sul fondo dei ricordi e delle passioni, ho fermato il turbinio incredulo che m’impediva di guardare qualunque altra cosa non rispondesse ai canoni di qualita’ e poetica che il grande regista russo aveva oramai istillato in me.
Non a caso tenni per ultimo "Arca Russa" e sempre non a caso non volli vedere "Faust" col quale riparto per una piccola serie.
Gia dal volo planato che ci accoglie all’inizio, cresce dentro l’emozione di un ritorno a casa e le tinte desaturate del laboratorio di Faust, riportano alla memoria alcuni tra i suoi lavori piu’ potenti, "Madre e figlio", il ciclo giapponese, "Taurus" ovviamente nel suo viraggio consumato e soprattutto "Moloch" sostituendo pero’ al freddo acciaio il giallo seppiato.
Basta poco per accorgersi che in "Faust" v’e’ la summa della cifra lirica e tecnica di Sokurov, col movimento fluido di "Arca Russa" che replica l’aleggiare di forze piu’ grandi di noi che ci circondano e ci osservano, i colori che mutano di intensita’ e definizione in uno sguardo sulle cose sempre diverso. Le lenti che deformano o sottolineano, flusso di coscienza che attraverso la mutazione si esprime nella variabilita’ di un mondo in perenne cambiamento, laddove di momento in momento cio’ che vediamo e’ distorto da cio’ che sappiamo.
Incredibile. Nessuno al mondo sa fare tanto, nessuno al mondo gioca coi volumi e gli spazi rendendoli metafora del pensiero.
Serviva questo per il "Faust" che Goethe descrisse nel corso di una revisione continua durata l’intera sua vita, un "Faust" che Sokurov interpreta a suo modo pur lasciando inalterata la domanda piu’ importante: "Cos’e’ l’anima".
Rispondendo a questo possiamo rispondere a quanto l’anima valga, a dove essa si collochi, se serve possederne una e nel caso a che prezzo venderla. Il suo Faust ricerca qualcosa, in fondo poco importa cosa sia e puo’ benissimo essere una giovane ragazza per cui rinunciare ad ogni altra risposta pur di possederla.
Sempre che questo non sia di per se’ una risposta sufficiente.
Complice il diavolo o un suo emissario, una erede e una incarnazione, con egli discutera’ perdendosi in infiniti quanto inutili rivoli di logica e fede, matematica e invenzione in una citta’ popolata da uomini ancora bambini nella comica promiscuita’ ed attitudine al contatto fisico, agli istinti semplici e talvolta senza controllo.
Umanita’ senza humanitas dunque, materia grezza per ogni tipo di evento, finanche la creazione della vita con gli scarti del mondo e facile fango da modellare per le forze in grado di controllare i movimenti del cosmo.
Si e’ parlato molto di questo "Faust", inutilmente. Come la poesia, va sentito non discusso e ogni parola e’ una parola superflua, come quelle spese in un film che non dando soluzioni, risolve tutto quanto.

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