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Faust, l’irresistibile beltà del potere

Creato il 16 luglio 2014 da Nicola933
di Maria Chiara Ronza Faust, l’irresistibile beltà del potere - 16 luglio 2014

‘Amo colui che sogna l’impossibile.’ Johann Wolfgang Goethe, “Faust”

 
Titolo:Faust
Regia: Aleksandr Sokurov
Genere:Drammatico
Cast:Johannes Zeiler, Stefan Weber, Anton Adasinsky, Hanna Schygulla, Isolda Dychauk
2011
134 min.

Di Maria Chiara Ronza. Per il cinefilo che crede fermamente nel potere salvifico e rigenerante del Cinema Faust è una manna dal cielo. Un esercizio stilistico ed intellettuale puro ed impressionante su uno dei personaggi-emblema della letteratura moderna. La pellicola fa parte della tetralogia sul potere: Moloch, Il toro e Il sole. Il regista russo porta in scena il mito di Faust, già preso in considerazione dallo scrittore tedesco Goethe nell’omonima opera del milleottocento, rendendolo un capolavoro pittorico-visivo che abbraccia i quesiti propri dell’esistenza come: si devono o meno assecondare i desideri? bisogna essere avidi e corrotti per avere successo? meglio essere buoni? perchè nasciamo? e moriamo? la fede è utile?

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La leggenda polare tedesca dello scienziato che fa un patto con il Diavolo (Mefistofele nel folklore tedesco), il quale ha le sembianze di un vecchio malato, e si lascia corrompere per ottenere amore, potere e ricchezza, è affascinante. Faust è sopratutto, quindi, una riflessione sulle varie forme di potere: l’uomo diventa schiavo delle sue stesse brame. Sokurov è così sensibile rispetto a questo tema che riesce a rappresentarlo egregiamente ed è chiara la sua tendenza nel voler continuare a creare opere cinematografiche dallo stampo classico, quindi classicità stilistica e narrativa. La scenografia è uno degli strumenti principali con il quale il regista riesce nel suo intento di voler ambientare la favola in un contesto universale e rarefatto: i bellissimi paesaggi della Repubblica Ceca e dell’Islanda sono da togliere il fiato.
Dato che nel film Arca russa l’autore mostra grande attenzione per il mondo dell’arte pittorica non è inappropriata un’affinità con l’opera magistrale di Rembrandt, pittore olandese del milleseicento, Betsabea con la lettera di David.

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Le figure femminili nude ricordano proprio la sventurata protagonista della tela, ma anche le tonalità realizzate con i colori. L’artista cerca di rivolgersi verso temi più spirituali ed interiori quindi si trova in connessione con il fulcro di Faust e dell’ideologia del regista. Essa è assieme alla Danae, presente a San Pietroburgo e quindi sicuramente conosciuta dal regista, l’unico nudo integrale realizzato da Rembrandt.

Notevole il parterre attoriale. Tra cui spiccano: Johannes Zeiler e Stefan Weber nei panni rispettivamente di Faust e il Diavolo. Il film è molto complesso, essendo anche ricco di rimandi letterari e filosofici, e dura più di due ore, ma tutto ciò non deve intimorire. Anzi vedere una pellicola così complessa  deve essere uno stimolo e una sfida con se stessi poiché lo sforzo viene ampiamente ripagato. L’ultimo Leone d’oro davvero meritato soprattutto per la commovente purezza e l’armonica bellezza.

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Nota cinefila: la pellicola presa in considerazione non è l’unica versione cinematografica della leggenda. Già sono state tratte sei opere mute, tra cui quella splendida di Murnau, e altre tre sonore. Questo a testimonianza del suo fascino che ammalia da secoli.

★★★★


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