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Certamente, soprattutto per chi come me, non ha avuto la fortuna di poterlo vedere sul palcoscenico, la decisione di lasciare una testimonianza registrata delle sue commedie più famose è stato un formidabile regalo che Eduardo ha voluto donare ai posteri. Tuttavia questi documenti rappresentano una sfida da far tremare i polsi a chiunque si voglia cimentare con i suoi testi poiché è inevitabile il confronto con le sue interpretazioni.
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Viene immediatamente da chiedersi come possano trovare la loro collocazione in questo quadro i personaggi della commedia che tutti conosciamo. È un attimo. Il testo è lì, nella sua interezza, a cominciare dalle didascalie che introducono i tre atti e che Russo Alesi recita, interpretando quindi anche il ruolo di narratore. Nel momento in cui inizia il faticoso risveglio di Luca Cupiello, è come entrare in apnea e il fiato torna a riempire i polmoni solo alla fine del terzo atto. Nel programma di sala viene spiegato come: «Nel testo di Eduardo, Fausto ha letto la tragica rappresentazione di una "moltitudine di solitudini": Luca e Concetta Cupiello, i loro figli, il fratello di lui, il genero e gli altri personaggi, pur interagendo continuamente gli uni con gli altri in maniera più o meno conflittuale, sono in realtà inesorabilmente soli. Di qui la scelta, profonda e faticosa quanto "inevitabile", di portare in scena questo splendido testo in forma di assolo, di tanti assoli, uno per ogni personaggio, ai quali Fausto presta il proprio straordinario talento, la propria voce, il proprio corpo. Questo approccio radicale, che scava nella luce ma soprattutto nelle ombre, nei bui che attraversano una delle commedie più note ed amate di Eduardo, ha trovato l'assenso di Luca De Filippo che ne ha saputo cogliere il senso più profondo, concedendo il permesso per questo trattamento del testo».
Personalmente sono stata catturata da questa messa in scena dopo averne visto un brano che Russo Alesi ha proposto durante l'omaggio che si è tenuto in Senato in occasione del trentennale della morte di Eduardo. Ho sentito commenti severi da parte di chi ritiene che si sia trattato quasi di uno sfregio, di una profanazione. Per quanto mi riguarda, al di là della sorprendente bravura di Russo Alesi, l'ho invece letto come un trionfo del testo eduardiano, una ennesima dimostrazione del fatto che quanto Eduardo ha scritto più di ottanta anni fa, sia ancora attuale ed estremamente vitale. Ho avuto la sensazione tangibile che Russo Alesi abbia messo in pratica l'esortazione di Eduardo a servirsi della tradizione (e Natale in casa Cupiello credo sia da considerarsi a pieno diritto un testo entrato nella tradizione) come di un trampolino per riuscire a saltare più in alto. Come tutti coloro che amano Eduardo, anche io sono portata ad alzare il sopracciglio ogni qual volta qualcuno tenta di proporre i suoi lavori e, a meno che non si tratti di Luca o di un interprete superlativo come Toni Servillo, nel migliore dei casi ci si trova ad assistere a delle scialbe imitazioni che nulla hanno a che vedere con l'originale, essendo la sua maestria sul palcoscenico ineguagliabile. Questo è un altro caso che fa eccezione poiché Russo Alesi non ha tentato di riportare in scena l'ombra di Eduardo ma ha dato nuova voce e nuova vita ai suoi personaggi.
Due ore senza tregua dunque, con momenti di emozione vera ed intensa, la sala ammutolita. Abbiamo ripreso a respirare alla fine, dopo la visione del "presepe grande come il mondo" sulla quale Luca Cupiello chiude gli occhi. Russo Alesi ha raccolto applausi interminabili ed ovazioni ed io personalmente ho avuto la netta sensazione di essere rimasta impigliata in quel "groviglio misterioso" che è il teatro.
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