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“Favola in bianco e nero” di Mauro Corona: una satira politica che mette in luce la corruzione della nostra società

Creato il 24 dicembre 2015 da Alessiamocci

“Ogni anno arriva il Natale con la sua parvenza di gioia, che è solo finzione, una sospensione astuta e comoda delle ostilità per riprendere subito dopo, con silenziosa virulenza.”

Anche quest’anno lo “scrittore di boschi e montagne”, così com’è stato definito Mauro Corona, ci presenta una fiaba di Natale. Mi correggo, una “fiabucola” come lui stesso la definisce in quel “Breve epilogo inutile” posto alla fine del libro, tramite la quale ha potuto togliersi parecchi sassolini dalle scarpe.

In “Favola in bianco e nero” (Mondadori, 2015) troviamo lo stesso tono dissacrante tipico dell’autore, anche se manca quel tocco poetico di cui invece era intrisa “Una lacrima color turchese”. E dico questo perché la favola di quest’anno vorrebbe essere il suo ideale prosieguo. Qui cadono quelle visioni pittoresche di montagne e laghi celesti, ed irrompe la satira politica. Una denuncia sociale che più non “si tiene” e fa tranquillamente nomi e cognomi.

Ho scritto una fiaba cattiva sul Natale,” afferma l’autoreperché il Natale è una festa cattiva dove si scoprono i cattivi che fanno i buoni. Punto.

Un Natale che Corona, “uomo sincero a tempo determinato”, proporrebbe di abolire, o quantomeno di scrivere in lettere minuscole.

In “Una lacrima color turchese” l’autore aveva portato ad accettare l’eccezionale scomparsa del Bambin Gesù, fuggito dai presepi di tutto il mondo per provocazione. In “Favola in bianco e nero” vi è la prodigiosa apparizione di due statuine del Bambin Gesù, una con la pelle bianca e l’altra con la pelle nera. Esse si materializzano in maniera inaspettata in tutte le case del mondo, allo scoccare della mezzanotte della fatidica notte di Natale. Naturalmente, la gente cerca di rimuovere quella di colore; la tradizione, del resto, vuole che Gesù avesse la pelle bianca.

Gli uomini si tendono la mano nei gelidi mattini di Natale, ma è pura formalità. Recita deprimente che fa del giorno più atteso dell’anno una festa privata e falsa. Una festa da abolire al più presto. Anche per questo, e per altre faccende, due anni prima il Bambin Gesù era scomparso dai presepi del mondo. Voleva dare un segnale, ma non è servito. Ora con due Bambini Gesù ne dava un altro, ma sarebbe servito? No, però seguitava a provarci.

Mauro Corona quindi ci mette di fronte alle nostre responsabilità, e alla nostra ipocrisia. Di qui lancia un monito che, alla luce degli sbarchi degli immigrati, si fa sempre più urgente e attuale.

Per arrivare ad una conclusione tragica ed amara, ma quanto mai vera.

Notiamo, e di conseguenza condanniamo, le guerre degli altri, senza riflettere che la guerra siamo noi.

Written by Cristina Biolcati


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