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Favoletta democratica

Creato il 06 ottobre 2012 da Albertocapece

Favoletta democraticaMassimo Pizzoglio per il Simplicissimus

C’era una volta, tanto tanto tempo fa, in un paese lontano lontano, anzi in una regione lontana lontana di quel paese lontano lontano una setta di rompiscatole che racimolò un certo numero di firme e propose una legge popolare.
Quella proposta prevedeva che gli adepti di quella setta, i Testimoni di Saòna, non solo potessero venire la domenica mattina presto a suonare al citofono, ma, per legge, potessero entrare a mettere le réclame nelle buche delle lettere.
Subito uno dei capi di uno dei partiti della maggioranza, la Bega, si impossessò di quella proposta e la fece sua, riportandola para para in consiglio regionale.
Prontamente il Partito Dopposizione che, appunto, stava all’opposizione si alzò come un sol uomo e gridò: “Giammai!”.
E malgrado tutti, compresa buona parte della maggioranza, la considerassero una fesseria e, avendo già bocciato da subito il primo articolo, pensassero di buttarla semplicemente nel cestino, lottando come un sol leone ottenne che tutti, ma proprio tutti, potessero suonare all’alba, entrare in casa, sedersi sul letto e spiegare le ragioni del loro credo e cercare di convincervi che stavate vivendo un’esistenza ben misera (e a quell’ora di domenica, con un invasato seduto sul letto che vi importuna, come dargli torto?).
I Feromoni, i Fare Chresta, i Figli di Hammamet, ma anche la Pip e la Sodaphone per i telefoni e la Geppetto per gli aspirapolvere, e tutti i rompiscatole del paese lontano lontano potevano farlo, ma non solo a casa: anche in ufficio, in metropolitana, sul sedile posteriore della macchina, nel cesso della stazione, ovunque ne avessero voglia.
Tra l’incredulità e le risatine della maggioranza proponente, la legge passò così modificata.
Il leader del Partito Dopposizione esultò per il trionfo gridando: “Evviva! Evviva! è stato battuto l’oscurantismo!” e promise: “Vista la grande vittoria, mi candido alla guida del paese, così, allo stesso modo, metterò mano al lavoro, alla giustizia, alla sanità e a tutto quanto sta a cuore al Popolo!”
I leader della Bega facendo, con fatica, la faccia seria dissero: “Quest’aula ha dato una prova di maturità e di democrazia” sfregandosi le mani e ammiccando l’un l’altro.

Il popolo della regione lontana lontana del paese lontano lontano gridò: “Kekkulo, kekkulo” (tipica esclamazione di gioia del paese lontano lontano. n.d.r.), ma uscì così strozzato in gola che a molti sembrò un singhiozzo…

Tranquilli, è solo una favola ed era tanto tanto tempo fa, in un paese lontano lontano.


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