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Il doppiaggio è dignitoso. Certo, i quattro doppiatori risultano a tratti un po' enfatici, ma chi non lo sarebbe recitando le battute di quel copione? Nessuna delle voci mi è risultata fuori personaggio. Meno buono il lavoro sul mix: piuttosto di frequente, all'inizio dei blocchi doppiati in italiano, si avverte un brusco abbassamento del livello del suono d'ambiente e in alcune scene un notevole impoverimento dell'ambiente sonoro. Presumo che non avendo a disposizione una colonna internazionale sia stato piuttosto complicato eliminare le battute inglesi mantenendo il resto del sonoro; immagino anche che un budget non particolarmente elevato abbia limitato la precisione e la raffinatezza di questo lavoro comunque improbo. (Sono costretto a fare supposizioni perché non mi è stato possibile reperire alcuna informazione in merito, neanche il nome dei doppiatori.)
L'aspetto migliore di questa operazione della Minerva Pictures, ed è uno dei motivi principali del mio appoggio alla pratica del doppiaggio, è di averci restituito Fear and Desire come semplice film: depurato dall'aspetto esotico di film introvabile – contrabbandato per anni dalla setta dei kubrickiani e visto sempre con atteggiamento clandestino anche nelle versioni home video più o meno regolarmente messe in commercio – oggi Fear and Desire di Stanley Kubrick è finalmente un film come tutti gli altri: la qualità dell'immagine è pari a quella di qualsiasi film in sala e il doppiaggio lo parifica con qualsiasi altro film distribuito comunemente in Italia.
Possiamo quindi dopo tanto tempo guardare Fear and Desire senza esser distratti dai sottotitoli, assorbendo immagini e suoni, dialoghi e musica, dimenticandoci il più possibile della sua storia travagliata e delle future gesta del suo regista, e concentrandoci sul racconto dei quattro soldati precipitati in territorio nemico; possiamo insomma guardarlo non come reperto potenzialmente rivelatore del Kubrick che era e che verrà e nemmeno come curiosità da cinefili spinti, ma semplicemente e finalmente possiamo guardare questo film – e dire che è brutto.
Fear and Desire è noioso, incredibilmente pretenzioso, fastidiosamente lungo nonostante duri poco più di un'ora, claudicante nella struttura narrativa, scombinato, pessimamente recitato e diretto in maniera pedestre – davvero sembra di citare Kubrick stesso nei suoi numerosi insulti al film, perché sono tutti verissimi.
Anche la tanto decantata qualità tecnica, principalmente fotografica, passa assolutamente in secondo piano di fronte all'imbarazzante fallimento di ogni altro ingrediente.
La colpa non è solo del pomposo script di Howard Sackler, che comunque resta un polpettone indigeribile di roboante ostentazione poetica, ma anche di Kubrick come regista: infatuato dal nascente amore per il mezzo, Kubrick si è preoccupato solo della fotografia e del montaggio, realizzando molto bene la prima ma esagerando col secondo tanto da infarcire il film di tagli rapidi che disperatamente tentano di dar ritmo alle scene ma risultano gratuiti e sciocchi, e di manierismi che distraggono implacabilmente dal racconto.
E' davvero difficile conciliare questa gestione inefficace del mezzo con quello che mirabilmente Kubrick aveva fatto l'anno precedente col notevole corto d'esordio Day of the Fight, dove riusciva a creare e mantenere un'oppressiva tensione drammaturgica con economia e precisione, e quello che otterrà tre anni dopo con Killer's Kiss, un'ugualmente esile opera giovanile ma ben calibrata ed efficace sotto ogni punto di vista.
L'errore registico di Kubrick in Fear and Desire risiede anche nella scelta e direzione degli attori: il quartetto di protagonisti è quanto di più male assortito si possa concepire, spaziando dalla recitazione nervosamente sopra le righe di origine teatrale di Paul Mazursky alla fissità da bello senz'anima di Kenneth Harp, dalla rudezza sbrigativa di Frank Silvera (comunque l'unico con un po' di mestiere, e si vede) allo sguardo perennemente ebete di Stephen Coit, per non parlare poi della totale e sconvolgente inespressività di Virginia Leith. Doveva davvero essere innamorato follemente della tecnica cinematografica, il nostro, per non accorgersi di quanto improbabile fosse il suo cast e di quanto male sia stato diretto – se è stato diretto; giusto per dire, Silvera darà poco dopo una caratterizzazione del tutto convincente del cattivo di Killer's Kiss.
Soprattutto Fear and Desire dimostra un'incapacità di gestione del racconto e del ritmo narrativo davvero sconcertante: digressioni paludose dove la storia arranca, lunghe sequenze di dialoghi assolutamente superflui che sembrano esser rimaste solo per garantire al film la durata minima da lungometraggio, e improvvise accelerazioni nervose che tentano di creare un ritmo da thriller ma risultano solo frettolose e sconclusionate.
C'erano state negli anni interpretazioni anche convincenti sul perché Kubrick avesse così duramente osteggiato questo suo primo sforzo produttivo e registico – la più interessante resta quella di Paolo Cherchi Usai che vedeva nel film una manifestazione troppo evidente di temi e stili di tutto il suo cinema a venire, un entusiasmo giovanile che si lasciava travolgere dalla passione e dall'inesperienza mancando della misura e del carattere indiretto necessario a ogni opera d'arte – ma forse semplicemente Kubrick, col senno e la maturità di poi, si vergognava di aver fatto un gran brutto film.
A vedere Fear and Desire oggi, se non stupisce per niente l'accanimento del suo autore nel tentare di farlo scomparire dalla faccia della terra, sorprendono invece, e tantissimo, le recensioni tendenzialmente favorevoli all'uscita nelle sale di New York. Dovevano esserci davvero film orribili nelle sale americane di quegli anni.
Fear and Desire è doppiato e distribuito da Minerva Pictures e QMI, in collaborazione con Panorama, Radio DeeJay e Coming Soon; nelle sale italiane dal 29 al 31 luglio e successivamente in home video; per informazioni sulle sale in cui verrà proiettato consultare il sito Kubrick al cinema.
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