Uottefak il Grande ha colpito ancora.
Il dio dell'italica traduzione ideato da Leo Ortolani ha dato nuova prova del suo estro creativo.
È di questi giorni l'uscita nelle librerie italiane dell'ultimo lavoro di Erica Jong: Fear of dying.
Il romanzo, ennesimo seguito ideale del suo best seller Fear of flying, tratta delle vicende di una donna over fifty, oltre i cinquanta, che benché si prenda cura di tutti i suoi cari più giovani e più vecchi di lei come società vuole, non rinuncia alla propria femminilità e alla propria sessualità.
Nell'edizione originale abbiamo un'elegante copertina nera con zip che rimanda alla zipless fuck, la scopata immaginaria di "Paura di volare", che qui viene ripresa per colorare le giornate della protagonista.
Un titolo in rosa shocking ammicca tra i fianchi di una scura e sensuale silhouette.
Fear of dying: paura di morire. Nero, cerniera. Un titolo forte come il rosa che indossa, intenso, dalla femminilità sicura.
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In Italia tutto questo Bompiani ha ben pensato di tradurlo così:
Traduzione che nel suo complesso spinge la lettrice che conosce la scrittura della Jong, che conosce i temi trattati dalla Jong, ad invocare - mani al cielo - il succitato dio: "Ma Uottefak?!?..."
In completa sintonia con tutti gli stereotipi possibili, Bompiani fa sparire l'eleganza del nero (che magari per noi italici è lutto e morte, mica classe e sensualità), la silhouette che poi le ultra-cinquantenni italiane non si identificano, il rosa diventa un rosa Sophie Kinsella che fa tanto ipermercato e autogrill; ed infine la ciliegina, il titolo "Donna felicemente sposata cerca uomo felicemente sposato":bello, rappresentativo, che ti vien subito voglia di comprare il libro e metterlo vicino a cinquanta sfumature.
Sparisce anche l'autonomia di una protagonista per metterla in felice ma dovuta correlazione con l'uomo.
Perché questo? Marketing? ... O cattiva cultura?
Intanto la paura che fa la parola morte. In Italia non si muore e non ci si ammala. Solo i peccatori ed i creduloni lo fanno.
L'idea che gli editori hanno delle donne, forse, come incapaci di affrontare temi complessi come la morte se non son caramellati con tacco 18, che si sa che con la menopausa viene anche la depressione.
O l'idea che gli editori hanno del lettore italiano in genere - loro acquirente: mai proporgli cose troppo profonde se non rivestite di gioiosa superficialità. Uomo o donna che sia, il libro va reso facilmente accessibile, va farcito di allegra faciloneria.
E se di Fear of dying ti vien voglia di tirar giù la zip e vedere com'è, in "Donna felicemente sposata che etc etc etc etc..." la zip gliela lasci lì, tirata su, che speri che almeno la traduzione sia coerente con l'originale, che a far paura in Italia non è la morte in un libro, ma gli editori e le loro scelte.
)O(