“L’idea era ottima, anche se ancora troppo bonaria: vietare le gare amatoriali – impedendo la possibilità di tesseramento ad una società – ad atleti dopati che avevano subìto una squalifica superiore a sei mesi. Una norma che stava facendo preoccupare tanti ciclisti e cicliste ladri, che hanno rubato nelle corse della domenica truffando e prendendo il giro gli altri ciclisti, e che chiaramente vorrebbero poter continuare nella loro opera. Ma forse, per questi, un barlume di speranza potrebbe farsi largo. Le reazioni infatti non sono mancate, soprattutto da parte di Società Ciclistiche che potendo allestire formazioni molto competitive hanno alzato la voce. Ma per capire in maniera più semplice il discorso prendiamo due esempi: una gara iridata che si è corsa a Pontedera (fonte: Sportpro.it): dieci atleti controllati, cinque ‘caricati’ a roba robusta. Dov’è la notizia? Che non è più chissà che notizia. Ormai è cosa nota che il ciclismo dei ladri della domenica sta surclassando generosamente quello professionistico, e che l’ultimo ventennio professionistico ha fatto scuola per quello amatoriale. Secondo esempio, una dichiarazione (sempre da Sportpro.it) di: “ Antonino Viti, presidente dell`Acsi, l`ente che viene ad assorbire i tesserati dell`Udace (a sua volta organizzazione non riconosciuta dal Coni), si esprime così sul problema degli `ex dopati`: `Anche l`Acsi ha firmato un protocollo che, certamente, non rinneghiamo. Ma ricordo a tutti che la nostra mission è l`accoglienza, l`aggregazione e l`inclusione sociale. Ghettizzare chi, dopo l`errore, ha scontato una pena mi pare un accanimento immotivato che si allinea a fatica con i nostri valori fondanti. Come presidente dell`Acsi ribadisco la piena volontà dell`ente a combattere, con tutti i mezzi possibili, il cancro del doping. Ma non vorrei che una battaglia legittima e sacrosanta si trasformasse, nei metodi, in una discriminazione irragionevole e populista`.“ Se negli anni passati si erano create delle norme che per ‘tot’ anni vietavano la partecipazione di atleti ex-pro a determinate classifiche – atleti ciclisticamente falliti che già dall’inizio del decennio scorso avevano velocizzato l’arrivo del doping nelle GF a causa delle conoscenze che si portavano appresso – così difficile che gli stessi maggiori organizzatori usassero quel tempo per dire invece ai vari (e non pochi) Enti amatoriali italiani: “Basta ciclisti ex-dopati nelle nostre griglie!” Qual è il timore? Che debbano rinunciare a troppi concorrenti perché tali vecchie glorie (glorie?) sono molto amici di sponsor tecnici e con la crisi economica di adesso meglio andargli incontro col fare del vecchio amico? Ci sono concorrenti che hanno rubato dopandosi e che non sono più accettati in alcune GF. Perché questo non diviene una norma, un’obbligo? Comunque le GF stanno ancora andando bene. Non mancano ogni fine settimana piccoli oceani di ciclisti a questa o quella corsa. Si vede che a tutti va bene così. E poi quando si fa tutto questo per; ‘missione, accoglienza e inclusione sociale’ cosa scriverne a fare di gente che – sana – si ficca medicine in corpo? Perdoniamo gente. Perdoniamo…”
Magazine Ciclismo
“L’idea era ottima, anche se ancora troppo bonaria: vietare le gare amatoriali – impedendo la possibilità di tesseramento ad una società – ad atleti dopati che avevano subìto una squalifica superiore a sei mesi. Una norma che stava facendo preoccupare tanti ciclisti e cicliste ladri, che hanno rubato nelle corse della domenica truffando e prendendo il giro gli altri ciclisti, e che chiaramente vorrebbero poter continuare nella loro opera. Ma forse, per questi, un barlume di speranza potrebbe farsi largo. Le reazioni infatti non sono mancate, soprattutto da parte di Società Ciclistiche che potendo allestire formazioni molto competitive hanno alzato la voce. Ma per capire in maniera più semplice il discorso prendiamo due esempi: una gara iridata che si è corsa a Pontedera (fonte: Sportpro.it): dieci atleti controllati, cinque ‘caricati’ a roba robusta. Dov’è la notizia? Che non è più chissà che notizia. Ormai è cosa nota che il ciclismo dei ladri della domenica sta surclassando generosamente quello professionistico, e che l’ultimo ventennio professionistico ha fatto scuola per quello amatoriale. Secondo esempio, una dichiarazione (sempre da Sportpro.it) di: “ Antonino Viti, presidente dell`Acsi, l`ente che viene ad assorbire i tesserati dell`Udace (a sua volta organizzazione non riconosciuta dal Coni), si esprime così sul problema degli `ex dopati`: `Anche l`Acsi ha firmato un protocollo che, certamente, non rinneghiamo. Ma ricordo a tutti che la nostra mission è l`accoglienza, l`aggregazione e l`inclusione sociale. Ghettizzare chi, dopo l`errore, ha scontato una pena mi pare un accanimento immotivato che si allinea a fatica con i nostri valori fondanti. Come presidente dell`Acsi ribadisco la piena volontà dell`ente a combattere, con tutti i mezzi possibili, il cancro del doping. Ma non vorrei che una battaglia legittima e sacrosanta si trasformasse, nei metodi, in una discriminazione irragionevole e populista`.“ Se negli anni passati si erano create delle norme che per ‘tot’ anni vietavano la partecipazione di atleti ex-pro a determinate classifiche – atleti ciclisticamente falliti che già dall’inizio del decennio scorso avevano velocizzato l’arrivo del doping nelle GF a causa delle conoscenze che si portavano appresso – così difficile che gli stessi maggiori organizzatori usassero quel tempo per dire invece ai vari (e non pochi) Enti amatoriali italiani: “Basta ciclisti ex-dopati nelle nostre griglie!” Qual è il timore? Che debbano rinunciare a troppi concorrenti perché tali vecchie glorie (glorie?) sono molto amici di sponsor tecnici e con la crisi economica di adesso meglio andargli incontro col fare del vecchio amico? Ci sono concorrenti che hanno rubato dopandosi e che non sono più accettati in alcune GF. Perché questo non diviene una norma, un’obbligo? Comunque le GF stanno ancora andando bene. Non mancano ogni fine settimana piccoli oceani di ciclisti a questa o quella corsa. Si vede che a tutti va bene così. E poi quando si fa tutto questo per; ‘missione, accoglienza e inclusione sociale’ cosa scriverne a fare di gente che – sana – si ficca medicine in corpo? Perdoniamo gente. Perdoniamo…”
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