Magazine Libri

Fecondazione artificiale: intervista ad Eleonora, la difettosa

Creato il 05 settembre 2012 da Tipitosti @cinziaficco1

Fecondazione artificiale: sarà stata pure “difettosa”. Ma il suo duende, quello che ha scoperto di avere studiando recitazione, non l’ha mai tradita e dopo alcuni anni le ha permesso di stravolgere i piani di madre Natura.

Un’ esagerazione? Provate a leggere la storia di Eleonora Mazzoni, nata a Forlì, attrice e autrice del libro “Le difettose”, Einaudi (che vi consiglio)  e capirete

Nel suo percorso – lo si leggerà più volte- tanta importanza hanno avuto il teatro, il sostegno dei suoi e quel fuoco creativo, tanto caro a Garcia Lorca, che è esploso sul palcoscenico. 

Fecondazione artificiale: intervista ad Eleonora, la difettosa

Eleonora, lei lo fa capire in tante occasioni: “Recitare l’ha salvata”. Si è, infatti, formata alla Scuola di Teatro di Alessandra Galante Garrone e ha lavorato con Giorgio Albertazzi.  Ma cosa le ha dato il teatro?

Albertazzi è stato uno dei miei insegnanti. Abbiamo lavorato sulla poesia, in modo particolare su quella di Garcia Lorca, poi ci siamo ritrovati come colleghi in occasione di due film (eravamo protagonisti con Giovanna Mezzogiorno di “Tutta la conoscenza del mondo” e “AD project” con la regia di Eros Puglielli). La mia formazione come attrice ha avuto enorme influenza.  Ho “imparato a imparare” non solo con la testa, ma anche con le emozioni, il corpo, i sensi, il cuore, tutto insieme. Nel mio mestiere ogni volta che reciti, se vuoi farlo bene e non in maniera accademica e meccanica, deve accadere qualcosa, devi farti attraversare dalla vita.  Lorca diceva devi avere “il duende”, parola difficilmente traducibile, devi cioè essere posseduto da una forza più grande di te stesso, che renderà grande quello che interpreti. E deve esserci ogni volta. Non basta che tu ieri sia stata brava e abbia dato il massimo, se oggi non ri-succede sarai la peggiore delle guitte.

Al teatro ha dato tanto. Fino all’età di 35 anni nella sua vita c’è stato solo quello. Poi ha cominciato a desiderare un figlio. Ma forse era un po’ tardi?

A 35 ho cominciato a pensarci. A 37 a provarci. Quindi tardi, rispetto ai tempi che ancora oggi nel 2012 la natura detta. Prima il mio istinto materno era basso, vicino allo zero. E’ stato sicuramente decisivo l’incontro con mio marito e il miglioramento del rapporto con mia mamma. Come Carla, la protagonista de “Le difettose”, avevo cercato di prendere le distanze da lei e da un certo modello (cioè sposarsi e fare figli presto, lasciando il proprio lavoro e i propri interessi), tanto da andarmene via di casa presto, molto presto (a 18 anni, una rarità in Italia). Il desiderio di diventare madre, a lungo represso, quando è esploso è stato devastante. Il bisogno di sperimentare, come la definisce Carla, “quella potente forza primordiale capace di squassarmi il corpo di donna troppo civilizzata”, la voglia di mettere al mondo un essere umano altro da me, per un certo periodo ha divorato ogni altro desiderio, diventando pericolosamente “l’unico pensiero della giornata, la sola attività pulsante che come un tarlo svuota dall’interno il resto, interessi, passioni, impegni, lasciando l’involucro a salvaguardare la vita sociale e la presentabilità“.

Poi cosa è successo?

Dopo più di un anno di tentativi mirati senza risultati io e mio marito abbiamo cominciato a fare tutte le analisi possibili e immaginabili. Risultavamo entrambi sani e fertili, ma il figlio non arrivava. Un terzo delle gravidanze che non arrivano non ha cause organiche. E’ allora che ci hanno consigliato la fecondazione artificiale. All’inizio una pensa di poter rimanere subito incinta. Fiduciosa nei passi da gigante che ha fatto la medicina, mi inebriavo al pensiero che la scienza avrebbe saputo ripagarmi di quello che la natura non era disposta a concedere. Quando, invece, ho fallito – perché se c’è qualcuna che la cicogna la becca al primo colpo, la maggioranza di chi frequenta i reparti delle donne “difettose” deve provarci e riprovarci – mi sono dovuta rendere conto che il desiderio e la volontà non bastano. Anch’io come Carla sono passata attraverso “tre fecondazioni artificiali fallite e due aborti naturali riusciti”. 

Quale è stato il momento peggiore?

Il momento più drammatico è stato quando ho perso per la prima volta al terzo mese il bimbo. Alle spalle avevo già un tentativo di Icsi non andato a buon fine e la mia via crucis durava da più di due anni. E’ successo che sono rimasta incinta naturalmente e inaspettatamente. Poi la gravidanza si è fermata. L’ho vissuto come un accanimento e una crudeltà del destino. Mi sono stati  molto vicini mio marito e mia sorella. Mi ha deluso il mio ginecologo, freddo e distaccato, privo di tatto e sensibilità.

Fecondazione artificiale: intervista ad Eleonora, la difettosa

C’è stato un momento in cui ha deciso di mollare?

Credo che in una questione così intima per una donna come il diventare madre, la decisione di mollare o no nasca dal profondo di sé. Per questo occorre ascoltarsi. Per questo gli altri – famiglia, amici, medici – hanno poca voce in capitolo. Nessuno ti può dire fino a che punto conviene spingersi e quando occorre fermarsi. E sempre dal profondo di sé si trova la forza. Alcune lasciano perdere dopo un tentativo, altre ci riprovano dodici volte. Nessuna ha torto, nessuna ha ragione. Basta rimanere in contatto con se stesse e non perdersi. Ogni volta che si deve ricominciare è una lotta.

Ma non ha mai pensato all’adozione? Perché in tante la rifiutano?

L’adozione è una scelta che deve maturare dentro. Anche lì, ad un certo punto,ci si può rendere conto di essere pronte, di aver ad esempio elaborato il lutto di non essere diventate madri biologiche. Deve essere pronto anche tuo marito. Noi ci siamo arrivati dopo cinque anni e mezzo di tentativi naturali e artificiali.

Fecondazione artificiale: intervista ad Eleonora, la difettosa
L’anno scorso sono arrivati i due gemelli. L’ha mai considerato un miracolo?

Il miracolo è stato che quando stavamo pensando all’adozione sono rimasta incinta. I tempi sono stati incredibili. Il 12 marzo 2011 mi sono sposata – noi non ne sentivamo la necessità, ma per adottare è obbligatorio – il 31 marzo ho consegnato “Le difettose” a quelli di Einaudi. Anche il libro ha avuto positivi effetti terapeutici sulla mia mente e il mio corpo. I primi di aprile ho fatto il mio ultimo transfer – deciso a fine 2010. Se non fosse andato a buon fine prima dell’estate avremmo iniziato le pratiche per l’adozione e dopo otto mesi sono nati Emma e Matteo.

La prima cosa che ha fatto quando le hanno presentato i suoi bimbi?

Appena mi hanno presentato i gemelli ho provato un miscuglio di felicità fuori misura e apprensione. Ho pensato: adesso inizia un altro viaggio. Il “riuscire” non è mai un punto d’arrivo, è sempre un percorso, non è uno stato fermo, ma un divenire. Quello che dicevo prima del mestiere dell’attrice. La tua parte la sai a memoria, ma non è data una volta per tutte, ogni sera la devi ri-fare, anzi ri-vivere.

Un’esperienza di questi ultimi anni che non dimenticherà mai?

Non mi scorderò un’amica che, dopo dodici anni di numerosissimi tentativi, ha avuto una bimba bella e sana, ma i suoi occhi sono rimasti tristi. Come dire che un figlio non cambia niente. La lotta è sempre personale. Il campo di battaglia è il nostro cuore. E si combatte ogni giorno. Per Seneca, con cui Carla intraprende dei dialoghi immaginari, il saggio deve mirare all’autosufficienza. Non sono le circostanze esterne, sia pure meravigliose come la nascita di un figlio, a farci felici. Occorre essere felici “prima”. Indipendentemente. Insensatamente, forse.

Legge 40 e recente sentenza della Corte di Strasburgo. Chi ha realmente vinto?

Ha vinto un po’ di buon senso. Come si può giudicare egoista o irresponsabile un genitore che vuole evitare non solo il dolore di perdere un bambino fortemente voluto, ma soprattutto a questo bambino di morire soffocato dalla propria incapacità a respirare (è il caso della fibrosi cistica)? E’ stata bocciata l’ipocrisia. Infatti mentre la legge 40 vieta la diagnosi pre-impianto e la stessa fecondazione assistita ai portatori sani di malattie gravi che mettono a rischio i nascituri, un’altra legge, la 194, consente l’aborto di feti, che abbiano queste stesse malattie.

Cosa risponde a chi dice che i figli si fanno solo sotto lenzuola e non nelle provette?

I figli si fanno in tutte le maniere -nelle provette, sotto le lenzuola, dentro e fuori le famiglie tradizionali- e sono sempre benvenuti.

Cosa chiedono in genere le lettrici del suo sito www.ledifettose.it ? 

Fecondazione artificiale: intervista ad Eleonora, la difettosa

La richiesta più frequente è l’ascolto, il bisogno di sentire che non si è sole, di sapere che ci sono tante altre donne, anzi tantissime, che stanno vivendo quello che stai vivendo tu. Ogni giorno ricevo mail tramite il mio sito  e messaggi su Facebook, bellissimi e molto intensi. Ricevo molti “grazie”.

Ha mai portato in teatro la sua esperienza? Le è capitato di rappresentare il peso di una maternità sofferta?

Ho interpretato molte volte il ruolo di madre, addirittura sono stata protagonista di una puntata di “Nati ieri”, in cui recitavo la parte di una donna, che aveva avuto quattro figli in sette anni con conseguente depressione. Invece io nella realtà li cercavo e non arrivavano!!!. La madre più interessante e complessa che mi è capitata è Mara, ne “L’annuncio a Maria” di Paul Claudel, spettacolo teatrale, che è stato trasmesso anche su Rai 2. Mara porta via il fidanzato a sua sorella Violaine, di cui è sempre stata invidiosa. Da lui avrà una figlia, che però muore. Violaine malata di lebbra vive ormai esclusa dal mondo e in odore di santità. E’ a lei che Mara disperata si rivolge con la bimba tra le braccia, perché faccia un miracolo. E’ un testo molto bello, in Francia estremamente popolare, in Italia poco conosciuto.

Tornerà a lavorare?

Per il momento mi sono fermata sia col teatro sia col cinema per via dei bimbi ancora piccoli, ma ritornerò a recitare sicuramente. Ora sto scrivendo il secondo romanzo. E aspettando che si faccia il film da “Le difettose” . Sono stati appena opzionati i diritti cinematografici e nei prossimi mesi si definirà il cast tecnico e artistico.

Consigli alle lettrici di questo blog, che vivono la sua esperienza?

Non ho consigli. Mi permetto solo due piccoli suggerimenti: ascoltate bene e fino in fondo i vostri desideri, eliminando tutte le pressioni esterne, tutti i numerosi conformismi sociali e culturali, tutta la retorica insopportabile. E poi, come dice una frase buddista che adoro, “Non si è felici perché si realizzano i propri sogni, ma si realizzano i propri sogni perché si è felici”.

                                                                                                                           Cinzia Ficco


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :