Di Consiglia Grande. Il governo è intenzionato a bloccare ogni tentativo di fecondazione eterologa, fino a quando non sarà varata una legge in materia. Il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, parla di sicurezza sanitaria a fondamento di questa scelta: Vigileremo e impediremo ogni abuso.
Ma facciamo un passo indietro per comprendere come si è arrivati a questo punto: lo scorso Aprile, la Corte Costituzionale ha stabilito che non è legittimo il divieto di fecondazione eterologoca imposto dalla legge 40/2005. La dichiarazione d’incostituzionalità, d’altronde, non provocherebbe alcun vuoto normativo. A seguito della pronuncia, molte strutture private hanno considerato la sentenza in questione un motivo valido per iniziare trattamenti di fecondazione eterologa.
Questo orientamento, ovviamente, non appare condivisibile dai più: in primis, il Ministro della Salute stesso ritiene legittimate le sole regioni ad autorizzare centri pubblici o privati, adibiti all’assistenza delle coppie che intendano avvalersi del trattamento.
Finora l’autorizzazione è stata concessa dalla Toscana, ma l’ufficio legale della regione ha bocciato l’iniziativa, in quanto recepisce una direttiva europea che solo lo stato ha la facoltà di accogliere. Allora appare proprio necessaria l’emanazione di una legge in merito, che dovrà passare in rassegna una pluralità di punti: recepimento della direttiva europea sui test per i donatori, Registro-banca dati per la tracciabilità donatore-nato, anonimato dei donatori con deroga per tutelare la salute del neonato, gratuità e volontarietà della donazione, limite di età per i donatori, inserimento dell’eterologa nei Livelli essenziali di assistenza, cioè fra le prestazioni che il Servizio sanitario nazionale fornisce gratuitamente o con pagamento di un ticket.
Viste le tangibili pressioni, Beatrice Lorenzin era intenzionata ad emanare un decreto, in cui sarebbero state fissate, in via generale, le linee guida da osservare. Questo fino a venerdì, quando la volontà del Ministro è stata soppressa da un successivo intervento del premier Renzi, profondamente cattolico, che ha ritenuto più opportuna una legge per la sistemazione di una materia alquanto delicata.