Fecondazione eterologa: il Tar del Veneto abolisce il limite dei 43 anni

Creato il 12 maggio 2015 da Conservazionecordoneombelicale @SorgenteSalute

Il tribunale amministrativo del Veneto ha annullato la delibera regionale che sanciva a 43 anni il limite di età per le donne che vogliono ricorrere alla fecondazione assistita eterologa nelle strutture pubbliche.

Di: Redazione

Il tribunale amministrativo del Veneto ha annullato la delibera regionale che sanciva a 43 anni il limite di età per le donne che vogliono ricorrere alla fecondazione assistita eterologa nelle strutture pubbliche.

La delibera della Regione Veneto recepiva il documento approvato lo scorso 4 novembre dalla Conferenza Stato Regioni contenente le linee guida da seguire a livello nazionale per la fecondazione eterologa. In particolare, l’annullamento di essa riguarda la parte del testo in cui viene identificato come limite di età i 43 anni, che risulta – secondo il parere dei giudici – “viziata per violazione dei principi costituzionali di uguaglianza, nonché diritto alla genitorialità e alla salute”.

I giudici amministrativi hanno così accolto il ricorso di una coppia veneta sterile, che si era vista negare l’accesso alla fecondazione assistita eterologa proprio a causa del superato limite di età della donna, a differenza di quanto avviene invece per quella omologa, a cui si può accedere anche con una età superiore e “potenzialmente fertile”. A quel punto la coppia, con l’aiuto dell’Associazione Luca Coscioni, aveva presentato istanza di ricorso contro la delibera per “eccesso di potere per contraddittorietà, illogicità ed errata valutazione dei presupposti di fatto e di diritto”.

Questo rappresenta già il secondo caso in tema di fecondazione assistita in cui viene annullata una delibera regionale. Lo scorso aprile infatti Consiglio di Stato aveva sospeso in via cautelare la delibera della Regione Lombardia che, unica in tutta Italia, aveva previsto che i cittadini pagassero interamente interamente il trattamento di fecondazione eterologa, e non solo il ticket.

Fonte: “Repubblica”


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