“Dal giorno successivo alla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il divieto di fecondazione eterologa” previsto dalla legge 40 del 2004, “e in attesa delle motivazioni della Corte, è boom di richieste di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo nei centri Cecos Italia”.
(fivet-procreazione-blog.com)
Lo riferisce la stessa associazione, che raggruppa centri di fecondazione in cui si effettuano circa 10mila cicli l’anno, dopo avere condotto un’indagine dalla quale è emerso “un costante e continuo incremento della domanda di fecondazione eterologa da parte delle coppie”. Un vero e proprio “fiume” di richieste: 150 al giorno in media, circa 3.300-3.400 in poco più di 20 giorni. A dirlo all’Adnkronos Salute è Elisabetta Coccia, presidente Cecos Italia (Centri studio e conservazione ovociti e sperma umani). Dalla ricerca emerge che nei 20 centri che fanno capo al Cecos, “sono arrivate dalle 3 alle 15 telefonate al giorno per avere informazioni sull’eterologa, per una media di 150. In tutto, le richieste quindi superano le 3.000″.
Oggi però, a causa della mancanza di linee guida, spiega Cecos Italia, non è possibile dare a questi aspiranti genitori risposte certe. “Tutte le coppie fanno la stessa domanda: qual è l’iter da seguire per la fecondazione eterologa?”. Inoltre “chiedono se ci sono liste di attesa, i costi, le procedure tecniche, le garanzie del centro”. Sono “coppie consapevoli che vogliono risposte certe – sottolinea la presidente di Cecos Italia, M. Elisabetta Coccia – e rimangono sorprese del fatto che a oggi non sono state emanate linee guida dal ministero della Salute, nonostante noi società della riproduzione abbiamo dato la nostra totale disponibilità a un tavolo tecnico di confronto”.
L’indagine “è stata effettuata contattando tutti i nostri centri Cecos che sono 15 in tutta Italia, ma che hanno più sedi affiliate fino ad arrivare a 20. Facciamo in tutto 10.500 cicli di Pma l’anno”. Le coppie vogliono ricorrere all’eterologa soprattutto per problemi di infertilità femminile: “L’80% delle richieste – assicura Coccia – riguarda l’ovodonazione. Che non significa di certo ‘mamme-nonne’ desiderose di un figlio, ma molto spesso di donne che hanno avuto problemi di salute, sono state operate anche per tumori e hanno perso la loro fertilità. Il restante 20% riguarda donazione di sperma. Le richieste sono distribuite abbastanza omogeneamente in tutta Italia, ma soprattutto al Nord-est, al centro (Emilia-Romagna e Toscana in particolare). Un pochino meno al Sud, anche se in Sicilia la richiesta è altrettanto alta”. I centri però “non possono essere operativi finché non ci saranno indicazioni da parte del ministero della Salute - ricorda la presidente Cecos – anche in attesa delle motivazioni della sentenza della Corte costituzionale ci vorrebbero almeno delle linee guida operative per quello che riguarda i centri, il cui lavoro non va a influire su altri aspetti come l’anonimato o altro”, conclude.
(adnkronos.it)