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Fedele alla linea – Incontro con Giovanni Lindo Ferretti

Creato il 04 maggio 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Anno: 2013

Nazionalità:  Italia

Durata: 74′

Genere: Documentario

Regia: Germano Maccioni

Distribuzione: Cineteca di Bologna, in collaborazione con Articolture e Apapaja

Uscita: 10/05/2013

La vita, la morte, la malattia, la famiglia, gli ideali, la religione, la musica. Argomenti universali, sentieri indispensabili da percorrere nella dimensione dell’Essere umano. “Chi c’è c’è, chi non c’è non c’è“.  E chi c’è sul serio, fa sentire forte e chiaro la sua presenza. Una presenza non caratterizzata da ostentazioni, dogmi o vanità, ma da semplice, pura essenza. L’essenza che si costruisce fin dal primo momento in cui ci si ritrova scaraventati nel mondo, passando attraverso l’educazione, la scuola, la ribellione, il pensiero, il cammino spirituale fatto di scelte ed esperienza. Se si vive, si crea e si distrugge, si soffre e si ascolta. Una grande testimonianza di tutto questo, ci viene documentata da Germano Maccioni, giovane attore e regista bolognese, fortemente ispirato dall’Opera di Giovanni Lindo Ferretti. L’incontro avviene in uno spazio ricco di paesaggi e significato, ovvero Cerreto, un piccolo e antico centro abitato situato sull’Appennino emiliano. Una volta percorsa la Via Transumante, respirata quell’aria di montagna, immersi nell’austerità e la quiete di quei borghi solitari, l’atmosfera si concentra sempre più fino a farci arrivare nel luogo più intimo in assoluto: la casa. È proprio all’interno delle proprie mura che Giovanni Lindo ci accoglie e si racconta. Oltre le parole, oltre l’immagine che lo ricollega alla sua carriera artistica in quanto fondatore di “movimenti musicali” storici come i CCCP e i CSI, oltre i (pre)giudizi di cui ha spesso abusato l’opinione pubblica. Quello che vediamo, attraverso il suo volto vissuto, il suo sguardo ipnotico, il suo sorriso cristallino (accompagnato dal fumo dell’immancabile sigaretta) e quello che ascoltiamo, attraverso il suono profondo e consapevole della sua voce è “semplicemente” il risultato dei suoi 60 anni. Di una vita…della sua vita. Partendo dagli episodi più salienti della sua infanzia, dell’adolescenza, dal suo impegno politico derivante da una sana sete di cultura e interesse per il mondo che lo circondava, all’incontro con la musica, il punk, Berlino, l’amicizia (Massimo Zamboni), la necessità di farsi sentire ed esprimere il dissenso, la gioia, il disagio, la rabbia…che spesso, la personalità del cantante, ha somatizzato e causato al suo corpo una serie di dolorosi periodi di ricoveri, di sofferenza fisica ed esistenziale. In questi drammatici momenti, dove la stasi – che in particolare per un artista è da sempre acerrima nemica- era inevitabile, egli non ha mai smesso di riflettere e di mettere in atto cambiamenti, sia a livello personale e spirituale che a livello artistico. “Ho sempre pensato che la fonte dei mali della vita provenisse dalla famiglia e dalla religione. Ma senza famiglia e senza Chiesa non si può vivere. Bisogna accettare di convivere con questa tragicità, dalla quale nessun uomo dovrebbe scappare“. La ricerca diventa sempre più intensa, viscerale, indispensabile per la sua sopravvivenza. Sciolti, a questo punto di rottura, già da un pò di tempo i CCCP e esibendosi in concerto con i CSI e, in seguito con i PGR e ancora oggi da solista, Lindo Ferretti lascia il segno delle sue metamorfosi in musica e testi, in canzoni, libri, monologhi sempre più densi ed essenziali, sviluppando ancora una volta un linguaggio unico, mistico e inconfondibile, che molto si avvicina alla poetica e alla sensibilità di Majakovskij o Pasolini. All’interno di questo film, curatissimo nella fotografia e ricco di inserti storici (fotografie d’epoca, alcune fornite direttamente dall’album di famiglia dello stesso Ferretti), filmati inediti di interviste (estratti da Tempi moderni di Luca Gasparini) e concerti (recuperati dal Fondo Valdesalici), il lungo viaggio in Mongolia (immagini concesse da Davide Ferrario tratte dal suo documentario Sul 45°parallelo) fino al tanto atteso e combattuto ritorno a casa. E, ovviamente, una colonna sonora contenente molti dei brani più belli dell’autore, al servizio delle immagini e dell’omogeneo fraseggio di montaggio. Nel presente in cui avvengono le riprese di Fedele alla linea, ri-troviamo un Lindo Ferretti…fedele alla sua linea. Il che significa molto di più di un titolo di un film o di un disco o di un tratto distintivo di una corrente di pensiero pop (inteso come popolare anche se di punk si parla o comunque di un’attitudine genuinamente “alternativa”, nel quale si sono rispecchiate molte persone e, in molti casi, “schierate” come se il tutto fosse stato concepito come appartenenza politica e ideologica assoluta): l’autenticità e la “bontà” di questa coraggiosa affermazione, si esprime e si verifica nel tempo, come una continua prova di coerenza e capacità di vivere e creare in armonia ed equilibrio con la natura, al centro della propria “libertà (intesa) come disciplina“.
…“Arriva il tempo della verifica, arriva come necessità, d’urgenza. (…). Perdersi e ritrovarsi per tornare poi ai soliti passi, più coscienti, a volte più complessi a volte semplici”. È proprio grazie a questa costanza che Lindo Ferretti si riconosce in pace all’interno della sua quotidianità, immerso a 360° nel suo nuovo progetto Saga.Il Canto dei Canti: “…Non mi interessa il teatro psicologico e di denuncia. Io sono per un teatro barbarico, fatto di sangue e carne. Un teatro epico. La mia intenzione è quella di rappresentare l’esistenza di un mondo antico in quell’attimo prima della sua morte. Un modo per preservare la bellezza di quel mondo e mantenerla intatta nella Memoria“. Questo ambizioso e poco conosciuto progetto, parte dalla fascinazione di Ferretti nei confronti dell’animale simbolo dell’ incontro tra l’uomo e la Storia e tutto quello che passa nel mezzo di questi universi, in qualche modo anche portatore di una forte componente “divina”: il cavallo. Le sue stalle sono lo scenario di un’impegnativa “connessione” e preparazione fisica sia dell’animale stesso, che del cavaliere che sarà il co-protagonista della Saga. “Prendermi cura di un animale è la cosa più importante che ho avuto l’opportunità di imparare in tutta la mia vita“. Un altro momento particolarmente toccante del film, è stato girato nella piccola chiesa di Cerreto, dove Giovanni Lindo Ferretti è raccolto nella sua intima religiosità e nel suo silenzio. A sorpresa, viene come “svegliato” dal canto degli uccelli e d’improvviso alza il suo sguardo e dice: “…tutto è vivo!E sono vivo anche io“.
Non si poteva fare a meno di vederlo ripreso in quella situazione, era un passaggio obbligatorio in quanto parte integrante dei suoi gesti quotidiani. “La religione non è una dichiarazione ideologica. “(…)”...così come la politica non deve assolutamente essere vista come religione!“(…) “nonostante io creda, anche io mi muovo ai confini del mistero… Ho imparato a pregare da piccolo…e anche oggi lo faccio così, come mi insegnò mia nonna.” E ancora, parlando del suo rapporto con la dimensione live dei suoi concerti e con il pubblico: “…in quel momento è come se la mia personalità si ritraesse…Posso solo essere concentrato…mi sento uno strumento attraverso il quale prende vita qualcosa che non posso gestire direttamente, ma che posso solo accogliere come un qualcosa che fa parte di un disegno più grande di me“.
Il film verrà distribuito dalla Cineteca di Bologna in associazione con le case di produzione indipendenti Articolture e Apapaja. Molte le proiezioni in programma nelle varie sale italiane: per un calendario dettagliato e per eventuali proiezioni a richiesta nella vostra città, è disponibile ogni informazione sul sito: www.fedeleallalinea.it/proiezioni .
Un ringraziamento speciale all’intera troupe di Fedele alla linea e a Ferretti Lindo Giovanni (al contrario, come ama firmarsi nei suoi autografi) per averci arricchito con una storia umana e artistica di valore inestimabile. Che ancora non è finita.

Giovanna Ferrigno


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