Leggendo il post del blog di cui sopra, mi è tornato alla mente un episodio che mi raccontò mio marito, a proposito di suo padre.
Come già sa chi mi legge abitualmente, il padre di Giorgio si fece una decina d'anni di carcere a causa del fascismo e, dopo la Liberazione , in collaborazione con il PCI, andò a Bari ad organizzare gli approvvigionamenti per le mense popolari ( ETAP).
Finalmente la famiglia era riunita e L.Moro assunse molti di coloro che aveva conosciuto in carcere.
Tra questi un sardo - al quale aveva insegnato a leggere e scrivere , di cui ottenne la liberazione e che fu addetto allla sicurezza dei figli- che era finito in prigione per un delitto d'onore famigliare : tra tutti i maschi della famiglia era stato estratto il suo nome per vendicare l'onore di una sorella. Il seduttore lavorava alle cave di marmo di Carrara , ove anche il disgraziato riuscì a farsi assumere.
Studiate le abitudini del 'condannato', appurò che questi si portava sempre appresso un cane e, dopo una riunione tra uomini consangunei, fu decisa la pena.
Conquistata la fiducia della bestiola, il sardo gli posizionò un candelotto di dinamite ...sotto la coda e il cane guaendo corse fra le gambe del padrone : naturalmente saltarono in aria tutti e due.
E' una storia terribile e chiedo scusa se qualcuno ne è rimasto impressionato, ma concludo dicendo che il sardo vegliò continuamente su Giorgio e sua sorella, avrebbe dato la vita per il suo salvatore, e gli restò sempre accanto, fedele, proprio come un cane.