Con "Storie di Campioni" il viaggio parte da Belfast, in Irlanda del Nord, alla scoperta dei luoghi dove George Best ha mosso i primi passi nel calcio, prima di trasferirsi a Manchester, sponda United. Poi si passa ad Amsterdam, per raccontare Johan Cruyff, il maggior interprete del calcio totale dell'Olanda degli anni '70. Dai Paesi Bassi al Portogallo, tra Lisbona e Madeira, per scoprire le origini dell'ultimo Pallone d'Oro Cristiano Ronaldo. Il giro d'Europa di Federico Buffa tocca anche Budapest, la città natale del più grande talento del calcio ungherese Ferenc Puskás, e Madrid, la città in cui Alfredo Di Stefano ha scritto la sua storia calcistica. Per la tappa italiana, appuntamento a Milano, per celebrare il mito rossonero Gianni Rivera. In calendario anche un racconto dedicato al Grande Torino (2 maggio).
Rispetto al passato grandi innovazioni a partire dalla sigla....
«La sigla di "Storie di Campioni" è curata da Simone Fugazzotto e si ispira con riferimenti grafici ad un famoso cineasta del momento, lo statunitense Wes Anderson autore del film Grand Budapest Hotel, in programmazione su Sky Cinema e candidato a 9 Premi Oscar. Al di là di questo in generale c'è un'estetica diversa, una qualità molto alta e la voglia di indagare sul gioco contemporaneo più che sulle origini come nelle precedenti inchieste»
Come è organizzato il lavoro che porta al prodotto finale?
«E' un vero lavoro di squadra, in realtà per la mia parte non esiste un testo scritto, prima di girare discuto brevemente con l'autore Carlo Pizzigoni e partiamo subito con le registrazioni, poi è il grande lavoro dei tecnici Sky alla post-produzione a trasformare il tutto in quello che poi viene trasmesso in onda.»
Le Storie Mondiali erano state girate in studio qui invece siamo direttamente "sul campo"
«E' stato un prodotto sicuramente più difficile da realizzare, sia per questioni strettamente logistiche e di ripresa ma sopratutto dal punto di vista climatico, abbiamo preso tanto freddo nelle varie trasferte, ad Amsterdam, quando siamo andati a raccontare Cruyff, con una temperatura di -2 non riuscivo nemmeno a parlare dal tanto gelo che c'era intorno»
Quale è il tratto comune dei protagonisti dei tuoi racconti?
«I sei protagonisti che abbiamo scelto per questa serie sono tutti giocatori che hanno vinto un Pallone d'Oro o almeno una Coppa dei Campioni/Champions League e attraverso il loro posizionamento negli anni 50/60/70 vediamo come i giocatori di oggi sono stati influenzati da loro.»
Perché la scelta di personaggio controverso come George Best?
«Il calcio cambia da lui, nasce l'idea che si potesse essere dei personaggi specialmente in un mondo come quello britannico. Negli anni '60 in un contesto post-bellico scopre che si potesse vivere in questo modo, giocare in questo modo, diventare un certo senso "azienda"; il primo fan club di un giocatore è suo, riceve decine di lettere da tutto il mondo, gli scrivono addirittura dei giapponesi. Best trascende il ruolo di calciatore diventa icona popolare e questo non era mai successo fino ad allora in Europa. Abbiamo avuto il privilegio di girare a Belfast che ha due sole attrazioni: il Titanic e George Best, siamo andati addirittura nel salotto di casa Best.»
Nel calcio di oggi esiste un nuovo George Best? Forse Balotelli....?
«Le star di oggi che si comportano come lui, lo fanno con molta meno classe, ma si ispirano indubbiamente a colui che per la prima volta ha mostrato un altro modo di stare in campo e nella vita calcistica. Best lo faceva in una maniera maledetta ma indubbiamente sensazionale»
Articolo di Simone Rossi
per "Digital-Sat.it"
(twitter: @simone__rossi)