"Michael Carter è un poliziotto specializzato nel combattere il cybercrime e nell’individuare siti a rischio: durante le sue investigazioni si imbatte in un sito dedicato al vojeur estremo, nel quale donne già corpulente vengono nutrite a forza fino al loro decesso. Il gestore, un vero e proprio serial killer che accetta scommesse sulla dipartita delle poverette, diventa l’obiettivo di Carter che ha però notevoli difficoltà ad agire liberamente"
Il film, totalmente girato in digitale ed a budget ridotto, stupisce fin dai titoli di testa: ci si aspetta la morbosità patinata di un prodotto tradizionale ritrovandosi invece, per nostra fortuna, catapultati in una storia di empatia sottile tanto con vittime che carnefici, attraverso un approccio grottesco per nulla banale. La fotografia, virata in maniera piuttosto ridondante (gialli innaturali, blu elettrici e rossi caramella) confeziona male una storia ben scritta e diretta, coraggiosa nel mostrare senza ipocrisie pratiche sessuali realmente esistenti, magari deprecabili, presenti e rintracciabili ogni giorno nei vasti meandri telematici della Rete.
Colpisce soprattutto la contaminazione narrativa della vicenda, che da poliziesco classico vira naturalmente verso territori thriller, horror e persino comici (quando si cerca di celare i veri interessi del serial killer dietro un’immagine familiare pubblica borghese macchiettistica e religiosa). Un film decisamente riuscito, che avrebbe meritato maggiore visibilità cinematografica, ma che col tempo si è conquistato un crescente numero di fans attraverso il recupero in DVD.
Curiosa l’integrazione del titolo affibbiata dalla distribuzione brasiliana: Feed – Fame Assassina.
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