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Feldmarescialli, generali e luogotenenti

Creato il 15 novembre 2011 da Rightrugby
Feldmarescialli, generali e luogotenenti Sono interessanti gli sviluppi della querelle tra Benetton Treviso e Fir. Sono interessanti anche i suggerimenti: piantiamola qui che facciamo solo del male al rugby italiano e - a tal proposito - sarebbe anche bello che qualcuno dicesse chi sta facendo del male a chi. Con la federazione le posizioni sono terziste, termine nato nell'agone politico italiano qualche anno fa: un po' di qui, un po' di là, ma né da una parte, né dall'altra. Con il club veneto sono più marcate: chi accenna all'isolamento da parte dei Leoni, chi lascia intendere che Amerino Zatta & Co. (nella foto, con Luciano Benetton) debbano fare un passo indietro, chi confida nei generali e non nei luogotenenti. Sì, proprio così.
Il consigliere federale Luigi Torretti, in un'intervista al Gazzettino, a proposito del prossimo incontro tra i biancoverdi e Carlo Checchinato, afferma che "è il momento dei generali, non dei luogotenenti. Mi auguro che Dondi ci ripensi e decida di mettere in campo tutta la sua autorevolezza". 
Torniamo allora al punto di partenza. Chi fa del male a chi? E mettiamo la risposta così: Treviso ha infilato un poker in Pro12 con due scalpi raccolti in trasferta, per lo più con alcuni uomini chiave impegnati con l'Italia al Mondiale neozelandese. E a mettersi in mostra è stata soprattutto un'apertura, Kris Burton: per lui niente RWC e i sostenitori del club veneto ringraziano. In compenso abbiamo assistito in tv alla prestazione di Riccardo Bocchino: bravissimo ragazzo, per l'amor del cielo. Formato in accademia, per di più. Già, le accademie federali, discorso affrontato dopo la Junior RWC
Dunque: quattro vittorie (due delle quali in trasferta), metà alta della classifica come di fatto l'anno scorso, al debutto celtico quando vennero battuti pure gli Scarlets e Leinster. Quest'anno è toccato all'Ulster e ai Warriors a Glasgow - e la cosa dovrebbe fare piacere a quelli che appena vedono Scozia attaccano con le cornamuse. Insomma, il rugby italiano esportato dalla Benetton si fa valere. 
Ribattono: sì, ma così facendo, puntando i piedi, Treviso si isola. Da cosa? Da una federazione che detta tempi e modi che obbliga le società celtiche a giocare per la nazionale - che poi parte per l'altro capo del mondo senza nemmeno un dirigente del cosiddetto rugby d'alto livello al seguito? Da un presidente che siccome si vince contro il Munster in tempi di Six Nations, allora vuol dire che coach Franco Smith e il suo staff tecnico giocano sporco, dato che gli Azzurri invece faticano? Da un apparato che di tanto in tanto ripropone il progetto di una terza franchigia - e chissà dove e come soprattutto, con che mezzi e con che soldi?
Eh, i soldi. Ovvio che c'entrano anche loro: siamo in epoca professionistica, forse qualcuno non se n'è accorto. A Treviso potrebbero aver fatto qualche conto in cassaforte e notato che ne manca qualcuno che sarebbe dovuto giungere dai feldmarescialli. 
Invece arrivano gli emissari per trattare. La resa? Da ridere. Ribadiranno i loro concetti, che "qui comando io e questa è casa mia" mettendo piede nella proprietà di un altro. Poi ognuno faccia come vuole: c'è chi ritiene che lo sviluppo della qualità rugbistica italiano debba essere coordinato - leggi centralizzato - tra Fir e società, inserendo regole illeggibili (nel vero senso della parola) sull'utilizzo degli stranieri. E chi è convinto che dei regolamenti è giusto averli, ma che se ai club fosse concesso di lavorare in santa pace, ci guadagnerebbero tutti. In primo luogo generali e luogotenenti che potrebbero farsi belli. 

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