Magazine Per Lei
gli ho letto tutti, dico tutti, i viaggi di giovannino perdigiorno.
gli ho cantato 10 ninna nanne diverse,
in 10 lingue diverse,
compresi l'Inuit e il dialetto Youruba,
gli ho fatto grattini che avrebbero stramazzato anche una scimmia urlatrice,
ho pronunciato parole d'amore che Moccia non è nessuno,
l'ho blandito, pregato e poi anche sgridato,
gli ho tenuto la mano, con la testa sul suo cuscino (e la schiena a pezzi),
l'ho abbandonato là e poi mi sono pentita,
l'ho ignorato anche se era sul divano ed era già mezzanotte,
"perché a quest'ora tutti i bambini dormono, quindi per me tu non ci sei",
abbiamo guardato i cartoni dieci minuti tutti insieme, io, lui e pure il suo papà
che mica lo sapevo che i cartoni li fanno anche a mezzanotte e mezza,
ho fatto finta di essere morta,
ho perfino provato a contare le pecore, e non l'avevo mai fatto in vita mia ("perché le pecore, mamma?").
Poi, all'una e dieci di notte, si è addormentato.
E io ho ripensato a quello che avevo scritto ieri pomeriggio qui,
e ho pensato che forse era colpa dei miei nuovi capelli atomici se non si addormentava ("sai mamma che il rosso è il mio colore preferito"),
o delle vacanze troppo lunghe,
o dell'emozione per averci ritrovato,
o della paura della scuola perché quest'anno va alla materna 2, come dice lui, e chissà che cosa si aspetta,
però fa niente, nonostante 'sta serata incubo, che poi è diventata notte,
nonostante la sua smania,
nonostante il mal di testa che adesso mi tormenta,
oggi io sono felice, ancora, che sia tornato.
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