a cura di Iannozzi Giuseppe
1. Innanzitutto qualche indicazione di massima su di te, su Felice Muolo scrittore. Come e quando hai scoperto d’avere una vocazione artistica? Quali ragioni ti hanno spinto verso la scrittura?
Credo che tutti a un certo punto della vita crediamo di avere la vocazione artistica. Ci sono quelli che la coltivano durante tutta l’esistenza e altri che presto gli voltano le spalle. Non so chi ci guadagna. In termini economici, non certamente i primi ma non vanno totalmente in perdita. La mia vocazione artistica è più che autentica in quanto poliedrica. Da ragazzo, feci una scelta tra suonare il piano, diventare pittore o scrittore. Optai per quest’ultima perché costava di meno: i libri potevo leggerli in biblioteca.
2. Questo è il tuo quinto romanzo, “Il ruolo dei gatti” edito da Azimut editore. Se dovessi attribuire un’etichetta al tuo lavoro, lo definiresti un giallo, un thriller, un romanzo storico, o che altro?
Oltre a essere un giallo, un thriller, un romanzo storico (storia recente), è anche un romanzo psicologico. Come al solito, ho cercato di fondere le quattro etichette in una sola. Come al solito, mi sono impegnato a confezionare un romanzo leggibile e godibile. Spero di esserci riuscito.
3. Come si è sviluppata l’idea per “Il ruolo dei gatti”? E’ più frutto dell’immaginazione o del tuo vissuto che è entrato, se non di prepotenza, per necessità affabulatoria nel corpo del romanzo?
La trama del romanzo è totalmente inventata e ogni riferimento alla realtà è puramente casuale. Ciò non mi assolve di essere un opportunista sfacciato: prendo dove trovo, senza tanti scrupoli. Quando provo a scrivere un romanzo, butto giù una prima frase. Se la seconda si accorda con la precedente, proseguo. E’ come mettere dei passi in una passeggiata. L’itinerario lo stabilisco durante il cammino. In questa maniera, permetto alla mia fantasia di operare liberamente.
4. Soldi, sesso, rancori: sono questi gli ingredienti principali del tuo nuovo romanzo, che partendo dagli anni del 68, dove si respirava la complicità d’una falsa libertà di costumi e di idee, vede i protagonisti dell’Hotel Torre Diroccata crescere e perdere giorno dopo giorno le proprie illusioni. Perché parlare del 68 attraverso un romanzo, che in apparenza potrebbe essere un semplice giallo casalingo?
Penso che anche un giallo casalingo debba avere una valenza più che casalinga, un certo spessore. Per suscitare maggior interesse e interessare una più vasta area di lettori.
5. Oggi che cosa ci ha lasciato in eredità il 68? Pensi che non tutto sia da buttare o sei invece dell’avviso che gli anni del 68 furono più che altro un esperimento sociale senza sbocchi pratici per il miglioramento della condizione sociale e politica dell’umanità?
Il ’68 ha lasciato in eredità insegnamenti a profusione di un certo valore per la crescita sociale e politica dell’umanità, che sono stati recepiti ma non messi in pratica a tambur battente e neanche a posteriori. Perché non è in questo modo che cambiano le società. I cambiamenti nelle società aperte, evolute, si susseguono in misura minore e alla bisogna, così come deve essere, mentre in quelle ottuse, retrograde, è difficile che attecchisca una sia pur piccola riforma, figuriamoci qualcosa di più rivoluzionario. Per paura del nuovo, o per scetticismo, o per difendere posizioni precostituite, il nuovo viene sistematicamente ignorato.
6. Con “Il ruolo dei gatti” hai dato voce a un coro di donne, alcune femmine fatali altre prefiche, e forse tutte ugualmente vittime del loro proprio tempo storico. Chi sono in realtà le donne del tuo romanzo?
Le donne del mio romanzo non sono diverse da quelle che girano intorno a noi, che offrono la possibilità di scrivere ogni sorta di romanzo. La donna è piena di sfaccettature, l’uomo, al contrario, è scontato, statico. La donna, durante le fasi della sua esistenza, per sua natura, subisce una continua metamorfosi interiore, cambia atteggiamento. L’uomo è un eterno ragazzo, coltiva sempre gli stessi sogni. La donna invece taglia diverse volte col proprio passato, passa oltre.
7. Il protagonista de “Il ruolo dei gatti”, a un certo punto, si trova costretto a dare una casa a dei gatti. Uno strano giro di suicidi sospetti glieli lascia, per così dire, in eredità. Per quale simbolismo i gatti sono al centro del tuo romanzo e soprattutto perché sono parte integrante della vita dei suicidi con i quali il protagonista del tuo romanzo è stato a stretto contatto?
La risposta sta verso la fine del romanzo, che non posso rivelare. Non viene molto evidenziata, bisogna stare attenti a coglierla.
8. E’ giusto dire che ne “Il ruolo dei gatti” si parla in primo luogo di personaggi, che in un modo o nell’altro, sono stati sconfitti dalla vita? Spiega.
Chi non è sconfitto dalla vita, alzi la mano. Anche, come dice Hemingway, ‘chi vince non prende nulla’. Comunque, il protagonista principale del romanzo qualcosa alla fine la conquista. Molto, se ci si accontenta.
9. Può la letteratura, o la narrativa che dir si voglia, aiutare a comprendere la società in cui viviamo?
Il tuo romanzo in tal senso dà qualche indicazione di massima, o più semplicemente si tratta di una storia il cui scopo principale è di divertire il lettore?
Per me, lo scopo principale di un romanzo, come ho già detto sopra, è quello di essere una lettura gradevole e piacevole. Se lo scrittore è capace di conseguire questo risultato, certamente può aspirare a raggiungerne altri, caso contrario, non approda a un cavolo di niente. Nel mio romanzo, insegnamenti ce ne sono a profusione. Vani se si fa orecchi da mercante.
10. La storia che racconti contiene una qualche provocazione sociale o politica, o pasoliniana (per usare un aggettivo fin troppo abusato da certi critici un po’ troppo faciloni)? Se sì, quale?
Quando si imprime onestamente e faticosamente dell’inchiostro sulla carta, qualche reazione suscita in chi legge. Nel mio romanzo, un certo quadro critico della odierna società penso ne sia venuto fuori. Se viene recepito, non ho sudato invano e mi fa sentire con la coscienza a posto.
11. Che pensi della critica letteraria di oggi, ne pensi bene o male? Per quali motivi?
La critica letteraria di oggi, quella disinteressata, espletata da persone ancora innamorate della letteratura (ce ne sono, specialmente su internet, nonostante alcuni tromboni che imperano indisturbati in caste) è a dir poco miracolosa, incisiva, valida perché prodotta da persone pulite, per lo più giovani. Quella interessata, esercitata su pressione degli editori, o per amicizia, mi fa arrabbiare perché sovente è faziosa.
12. Perché un lettore dovrebbe orientarsi verso il tuo romanzo piuttosto che decidersi per il lavoro di un personaggio più conosciuto a pubblico e critica? Oggi come oggi sono tantissimi gli scrittori pubblicati, per il loro solo nome, dalla macchina editoriale: la tua opinione al riguardo qual è?
Se il lettore non vuol prendersi la consueta fregatura, come succede a me quando (non più, veramente) compro un autore a occhi chiusi perché conosciuto, deve giocoforza interessarsi a leggere il mio romanzo. Deve fidarsi delle persone disinteressate che finora l’hanno recensito favorevolmente, (come è successo nelle mie opere precedenti), a cui naturalmente va tutta la mia gratitudine. E’ grazie al loro incoraggiamento, se sono arrivato a scrivere cinque romanzi. Parimenti a quello dei miei lettori.
13. Se dovessi coniare uno slogan per promuovere “Il ruolo dei gatti”, sarebbe…?
Soddisfatti o rimborsati. Nel secondo caso, spero di vendere poche copie. Naturalmente, scherzo: auspico il contrario. Posso aggiungere che, chi ha letto il libro, l’ha letto con interesse. Mica scontato: a me riesce di rado di leggere senza annoiarmi. Mi è successo anche recentemente, con un best-seller acquistato da mia figlia.
14. In ultimo: credi nel malocchio, nella sfortuna, nei gatti neri che ti attraversano di punto in bianco la strada rovinandoti la giornata se non la vita intera?
Non sono superstizioso. Ma credo nella fortuna e nella sfortuna. Quando la prima arriva totalmente gratuita, non la trovo granché appagante.
Grazie Felice Muolo. E’ stato un piacere leggerti con “Il ruolo dei gatti”. Ti auguro ogni bene, e spero tu non debba mai aver a che fare con delle donne-gatto.
Grazie a te. Le donne gatto non esistono. Esiste un gatto dentro ogni donna.
Il ruolo dei gatti - Felice Muolo - 1a ediz. 2008 – Azimut Editore (Roma) – collana Facies – € 10