La lotta strema le coscienze,
il conflitto indebolisce il pensiero,
mi son detta,
quando ho visto un contadino raccogliere
pietrose offese come succosa frutta.
Spalava dalla terra le parole vergognose
di chi sporcava col catrame
i sentieri della felice cima.
La montagna chiama,
la montagna è carne,
mi son detta,
anche se straniere e lontane
percorsi incrociano le genti:
agitate dallo stesso vento
le chiome degli alberi
e i capelli del ragazzotto imberbe.
Svettano ora stanche le cime
martoriate da mostruose escavatrici,
che annegano nel cuore della terra
il buio informe di un tubo di ferro.
Negli occhi del poliziotto
c’è lo stesso spavento della donna
che spalanca il seno all’ingrata violenza.
Allarga le braccia di fronte al figlio.
E, attraverso il filo spinato,
non riconosce di aver innanzi una serpe.
P.S. la foto è tratta dal web e non ha alcuna attinenza con la poesia, opera di fantasia.