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Felicità Interna Lorda, FIL invece di PIL?

Creato il 25 ottobre 2012 da Larivistaculturale @MePignatelli

Sorrisi, Felicità Interna Lorda, FIL  per la Qualità della Vita

In una risoluzione ONU del 19 Luglio 2011, gli stati membri sono invitati a dare più importanza alla felicità e al benessere negli elementi di sviluppo socio-economico di un paese. L’Assemblea incoraggia gli stati a prendere esempio dal Bhutan ed a considerare l’indice FIL per misurare l’importanza della ricerca della felicità e del benessere presso i loro cittadini. In poche parole, i paesi membri dell’Onu sono incoraggiati ad includere elementi come la felicità nei propri obbiettivi politici di sviluppo.

La risoluzione dice che “la ricerca della felicità è un obbiettivo umano fondamentale” che bene incarna lo spirito degli Obbiettivi di Sviluppo del Millennio fissati dalle Nazioni Unite per il 2015.

Alla risoluzione è seguito un evento storico alle Nazioni Unite, una conferenza sulla felicità. Ad Aprile 2012 si sono riunite 600 persone tra delegati e capi di stato, per considerare seriamente l’indice di sviluppo umano utilizzato e promosso dal piccolo regno himalayano del Bhutan, l’indice chiamato di Felicità Interna Lorda (FIL). L’ideazione dell’indice FIL è un tentativo di definire un indicatore che misura la qualità della vita e del progresso sociale in termini più olistici e psicologici di quanto non faccia l’indice del Prodotto Interno Lordo (PIL).

Sembra una frase fatta che i soldi non fanno la felicità, però molti la cercano ancora nei negozi. E si presume che la felicità non sia possibile laddove la gente è povera. Invece il Bhutan da una lezione a tutti. Sia all’ONU che in un report della Columbia University, nel quale si conclude che le nazioni “ricche” hanno molto da imparare dal piccolo regno che misura il suo progresso con l’indice di Felicità e non di Prodotto.

E’ certo che determinati fattori che rendono felici sono inevitabilmente legati ad economie più forti, come la sicurezza sul lavoro che importa molto alle persone, togliendo stress. Ma gli Stati Uniti, per esempio, non sono diventati più felici a misura che il loro benessere materiale è cresciuto. Ad un certo punto, quando la gente ha abbastanza da mangiare, un tetto sulla testa e un lavoro con dei buoni colleghi ci sono altri fattori che rientrano nella misurazione della felicità. “Che possono anche non superare il momento dell’acquisto di un nuovo televisore, fosse anche il più bello ed il più caro del momento”, spiega il prof. Kahneman, Nobel per l’Economia nel 2002, ad una storica lezione a cui ero presente all’Università Bicocca di Milano. La felicità dell’acquisto del televisore è effimera.

L’argomento degli economisti che sostengono l’ulitilizzo di questo indice, FIL, e del GPI (Genuine Progress Indicator), l’Indicatore del Progresso Autentico, per le politiche pubbliche di sviluppo economico, notano che il benessere reale della popolazione non rientra nella valutazione del PIL, e che l’aumento dei consumi non è necessariamente indice di felicità. Anzi, l’aumento delle malattie da stress nervoso, il costo del crimine, il costo della ripartizione della famiglia, il costo dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del rumore, il costo della riduzione delle risorse naturali, delle aree umide, del buco nell’ozono, sono da considerare come pesi sullo sviluppo di un paese e si potrebbe cercare  di contenere questi costi nocivi al sistema. Magari sostenendo modelli economici che sostengono altre pratiche di sviluppo.

L’indice FIL messo a punto dal Bhutan misura la salute, il benessere psicologico, l’uso del tempo, l’educazione, la diversità culturale, il buon governo, la vitalità della comunità, la bio-diversità ecologica e gli standard di vita. Elementi questi, che un’economia per la qualità della vita potrebbe promuovere.

“Un’economia incentrata sul benessere è intrinsecamente più sostenibile e più ecologica”, analizza Mark Williamson per il Guardian, “diminuire i consumi non è più una questione di morale ma il riconoscimento che non contribuisce ad aumentare il tanto ricercato benessere.

I fautori di politiche pubbliche sostenibili potrebbero cogliere questo nuovo focus sul benessere, in quanto porta qualcosa di cruciale che è mancato al movimento ambientalista fino adesso: una visione positiva e di speranza”.

La felicità diventa così uno strumento economico per migliorare la qualità della vita. E la felicità è contagiosa…

© Melissa Pignatelli 2012
Per Approfondire:  Obbiettivi di Sviluppo del Millennio fissati dalle Nazioni Unite per il 2015
Scarica il “World Happiness Report” di Columbia University
“Ojective Happiness”, Definizione, Daniel Kahneman, premio Nobel per l’Economia 2002
“Happiness should have a greater role in Development Policy”- UN News
“The Serious Business of Creating a Happier World” – The Guardian Professional


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