Cara Virginia. oggi ti voglio raccontare delle meraviglie della carta. Lo so che stiamo usando un mezzo di cui si dice soppianterà la carta (almeno certa carta). Ma la magia e l’ingegnosità di questo strumento, come l’ho potuta ammirare al Museo della carta e della filigrana di Fabriano non spariranno.
L’edificio in cui si trova il Museo della carta e della filigrana, a Fabriano
La macchina per spappolare gli stracci da cui si otteneva la carta
I telai con cui si formava il futuro foglio di carta
Panni di lana per assorbire tutta l’acqua rimasta dentro il futuro foglio di carta
I telai, su cui venivano cucite le figurine che formavano la filigrana
Mollette di legno per appendere i fogli di carta ad asciugare
Naturalmente con la rivoluzione industriale sono arrivati gli ingegneri, ad usare il loro ingegno per rendere il processo più veloce e più efficiente. Feltro senza fine era il nome poetico di un gigantesco cilindro essiccatore che è andato a sostituire le mollette di legno, certo ben prima delle rotative. E ancora oggi, con mezzi un po’ più sofisticati di quelli del museo ma sempre con tanta manualità, a Fabriano producono della carta artistica, così bella e costosa che ti dispiace scriverci sopra, ma che è un piacere toccare.
In fondo anche solo venti anni fa io e te ci saremmo scambiate delle lettere di carta, avremmo scelto un colore di fondo e un colore di inchiostro e magari l’avremmo cambiato, ogni tanto o ogni poco, ce le saremmo spedite per cui ci sarebbero arrivate stropicciate o anche bagnate, le avremmo lette e magari macchiate con il caffè o il vino, insomma dei frammenti di vita si sarebbero depositati sulla carta e ci sarebbero rimasti per i posteri. Però anche le nostre lettere elettroniche resteranno (ti ricordi che abbiamo parlato dell’incancellabilità di internet?) e forse i posteri decifreranno il passato dalle nostre foto, dai lettering e dalle parole scelte… che ne pensi?
Pondering Antonia
Pura poesia, cara Antonia, quella della lavorazione della carta e quella di ogni arte/artigianato che per secoli si è presa il tempo di produrre qualità e finezze durature. E’ difficile non cadere nella nostalgia e infatti faccio lo sforzo di dire quanto siamo invece fortunate. Si, proprio fortunate ad avere memoria per quei fogli di carta e per quegli inchiostri. C’è chi era maniaco dei pennini e delle penne stilografiche che credo siamo rimasti in pochi ad apprezzare. Ma la memoria è una risorsa ed ogni tempo ha la sua aura. Il nostro tempo ha l’aura elettronica, sta a noi trasfondere anche quella della carta, delle penne e degli inchiostri. In questo mi sento fortunata: ho ancora memoria di quello che è stato, e sono convinta che il tempo sia veramente ciclico e che abbia bisogno di tutte le esperienze per rinnovarsi e quindi della memoria di quanto non sembra più utilizzabile o, in questo caso, profittevole.
V.