In fondo chi non si fa rasare il monte di Venere prima di fare l'amore? A parlarne è la nota psicanalista e psicoterapeuta americana Louise J. Kaplan, che qualche anno prima dell'uscita del film, nel 1991, ha scritto il famoso saggio clinico Female Perversion - The Temptations of Emma Bovary. Tema del saggio è l'ipotesi secondo cui le donne non sono state considerate perverse perchè le loro perversioni non sono mai state ricercate in quei comportamenti femminili dove esse si annidano: cleptomania, l’anoressia, piccole mutilazioni e tagli di cui il film appunto è pieno. Produzione, scenografia, fotografia e musica tutto interamente curato da donne e dalle loro perversioni. In effetti, il film si apre già con una dicitura sul cuscino della protagonista:"Le perversioni non sono mai ciò che sembrano essere". Eve è qui la protagonista, spesso nuda, con addosso bende in chiaroscuro, cammina su un filo teso, tentando di mantenere l’equilibrio, al fine di non cadere in una piscina a forma di croce. Una re e una regina tirano le corde attorcigliate attorno alle sue caviglie e polsi. Un richiamo ai suoi ricordi che la tormentano, nei quali vi è appunto una piscina, al bordo della quale vi sono i suoi genitori che giocano a carte. Carte che finiscono galleggiando in piscina e suo padre che respinge aggressivamente le avances della moglie in vena di provocarlo sessualmente. Eve conduce una vita dissoluta privatamente, irreprensibile sul lavoro, ha due relazioni: con un ricco biondo in affari e una giovane psichiatra, e fa di tutto per scappare via dallo stereotipo di donna-moglie-madre, che non vuole incarnare. Un film veramente fin troppo complesso e anche angosciante. Anche patetico per certi aspetti. Uno dei peggiori film mai visti. Demenziale la ragazzina che, ad ogni sua mestruazione, celebra il funerale del bambino che avrebbe potuto nascere. Se il titolo vi lascia presagire scene di alto erotismo, cambiate strada, avete imboccato quella sbagliata. Di erotico c'è veramente molto poco. C'è poco di tutto, molto di nulla.
Magazine Cinema
In fondo chi non si fa rasare il monte di Venere prima di fare l'amore? A parlarne è la nota psicanalista e psicoterapeuta americana Louise J. Kaplan, che qualche anno prima dell'uscita del film, nel 1991, ha scritto il famoso saggio clinico Female Perversion - The Temptations of Emma Bovary. Tema del saggio è l'ipotesi secondo cui le donne non sono state considerate perverse perchè le loro perversioni non sono mai state ricercate in quei comportamenti femminili dove esse si annidano: cleptomania, l’anoressia, piccole mutilazioni e tagli di cui il film appunto è pieno. Produzione, scenografia, fotografia e musica tutto interamente curato da donne e dalle loro perversioni. In effetti, il film si apre già con una dicitura sul cuscino della protagonista:"Le perversioni non sono mai ciò che sembrano essere". Eve è qui la protagonista, spesso nuda, con addosso bende in chiaroscuro, cammina su un filo teso, tentando di mantenere l’equilibrio, al fine di non cadere in una piscina a forma di croce. Una re e una regina tirano le corde attorcigliate attorno alle sue caviglie e polsi. Un richiamo ai suoi ricordi che la tormentano, nei quali vi è appunto una piscina, al bordo della quale vi sono i suoi genitori che giocano a carte. Carte che finiscono galleggiando in piscina e suo padre che respinge aggressivamente le avances della moglie in vena di provocarlo sessualmente. Eve conduce una vita dissoluta privatamente, irreprensibile sul lavoro, ha due relazioni: con un ricco biondo in affari e una giovane psichiatra, e fa di tutto per scappare via dallo stereotipo di donna-moglie-madre, che non vuole incarnare. Un film veramente fin troppo complesso e anche angosciante. Anche patetico per certi aspetti. Uno dei peggiori film mai visti. Demenziale la ragazzina che, ad ogni sua mestruazione, celebra il funerale del bambino che avrebbe potuto nascere. Se il titolo vi lascia presagire scene di alto erotismo, cambiate strada, avete imboccato quella sbagliata. Di erotico c'è veramente molto poco. C'è poco di tutto, molto di nulla.
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