Ditemi se sbaglio. Perché magari sbaglio.
Dopo aver visto l’immagine del Pirellone con la scritta (orrenda) “Family Day” e dopo aver visto tutte le altre scritte-fake molto carine ed ironiche del web (esempio: cala la pasta, oggi zeppole, etc etc) provenienti soprattutto da napoletani very social, io mi sono detta: “E io non lo illumino il mio Pirellone personale?” Detto, fatto. E l’ho illuminato con una scritta femminista: FEMINISM DAY. Ovvio.
Da quel momento di ironia e scherzo – diventato poi momento condiviso nel mio gruppo Facebook #WomenForFeminism – ho iniziato a pensare a quanto sarebbe bello se il FEMMINISMO si muovesse dalle sale riunioni, dalle convention, dai confronti tra i “vertici” colti e noti… e scendesse nelle PIAZZE. Di nuovo.
Non ho vissuto per motivi anagrafici il Femminismo degli anni Settanta. Ma ho visto foto e letto testimonianze di quelle lotte di donne, di quelle mani a forma di vagina tenute in alto per riprendersi spazi e diritti, di quelle parole urlate con rabbia perché soffocate per troppo tempo, di quei corpi avvolti in lunghe gonne o mini o pantaloni a zampa di elefante. Bellissime quelle donne, tutte.
Forse oggi non abbiamo più dei motivi per scendere nelle piazze? Forse ci basta stare attorno ad un tavolo o in un’aula universitaria a discutere di quanto aveva ragione Simone de Beauvoir (onore al merito, per carità)? Forse parlare delle donne tra noi donne, in un salotto di donne, ci pare più facile, semplice, meno problematico?
Ma il punto è che invece abbiamo migliaia di motivi per scendere nelle piazze e che i confronti “dotti” sono tanto belli e costruttivi, ma sono anche molto autoreferenziali, limitati e limitanti, improduttivi. Non creano scintille, non creano terremoti di emozioni.
Nel mio piccolo l’ho provato il momento della “piazza”, soprattutto durante eventi contro la violenza di genere. Lì, con un microfono in mano a parlare contro le istituzioni, contro tutto un mondo al maschile sbagliato, contro. L’ho fatto. Quando mi è capitato, l’ho fatto.
E cerco sempre di rapportarmi con le donne, su temi di genere, ovunque capiti: al supermercato, in un pub, in fila dal dottore. Ma non basta. Servirebbe la condivisione di tante, servirebbe l’onda umana, servirebbe la piazza.
In questi giorni, sono ben contenta che tantissime persone scendano in piazza per sostenere le UNIONI CIVILI. Come sono contenta quando capita per altri mille buoni motivi. Però mi chiedo perché questo non deve succedere anche per la lotta su temi di genere: prima tra tutti, la violenza sulle donne. Perché non scendiamo nelle piazze, come facciamo per altri eventi?
Il FEMMINISMO ormai è solo quello dei congressi-convegni-riunioni ? Questo significa allora che è diventato o è rimasto un sentire di poche, quelle più impegnate, probabilmente quelle che le piazze le hanno già vissute a vent’anni.
Mi sento derubata, deprivata.
Mi sento ORFANA di un FEMMINISMO VISSUTO, CONDIVISO.
Ma voglio credere che possa ancora accadere qualcosa di costruttivo, di concreto per tutte noi.
Sto aspettando il nostro magnifico FEMINISM DAY.
______________________________________________________
Mi trovate anche qui, su Facebook:
https://www.facebook.com/barbara.giorgi.16
________________________________________________________
IL MIO ULTIMO LIBRO, SU TEMI DI GENERE:
“EVA E ALTRI SILENZI” (2014): racconti e monologhi di donne su temi impegnati (violenza di genere, molestia sessuale, anoressia, pedofilia…). Il libro è dedicato alla grande e compianta Franca Rame, su autorizzazione della Compagnia teatrale Fo Rame.
Cartaceo:
http://www.mondadoristore.it/Eva-e-altri-silenzi-Barbara-Giorgi/eai978889114200/
Ebook:
http://www.youcanprint.it/youcanprint-libreria/cataloghi-arte/eva-e-altri-silenzi-ebook.html