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Femmine contro Maschi

Da Terrasiniblog @TerrasiniBlog

“Tutto a posto, pare felice, valle a capire le femmine”

Femmine contro Maschi
Le prime immagini avevamo già avuto modo di vederle durante i titoli di coda di “Maschi contro femmine”, lanciato nelle sale da 01 Distribution a fine ottobre 2010, ma girato dallo stesso Fausto Brizzi insieme a questo tassello parallelo, però, con il marchio Medusa. Quindi, dopo una didascalia introduttiva riportante il pensiero darwiniano “Il maschio scelto dalla femmina non è colui che le sembra più attraente, ma colui che la disgusta di meno”, il primo volto che vediamo in scena è quello di Francesca Inaudi, maestra che termina la sua love story con il bidello Ficarra, il quale finisce per essere ospitato in casa dall’amico impiegato Michele, che suona con lui in una cover band dei Beatles tenendo all’oscuro la moglie Serena Autieri. Poi, tra new entry e personaggi marginali dell’altro film, volti qui a diventare protagonisti, abbiamo Claudio Bisio, divorziato dalla moglie Nancy Brilli, impegnato a far credere alla madre malata di cuore Wilma De Angelis che la sua sia la famiglia unita e felice di sempre, e Luciana Littizzetto che provvede a portare avanti il sogno di ogni donna: approfittare dell’accidentale perdita di memoria del marito fedifrago Emilio Solfrizzi per “riformattarlo” a suo piacimento. Tutte vicende che, basate soprattutto sulle bugie, allo stesso modo di “Maschi contro femmine”, scritto come questo dal regista insieme a Pulsatilla (al secolo Valeria Di Napoli) e ai fidi Marco Martani e Massimiliano Bruno, tendono in particolar modo a privilegiare lo sguardo delle femmine sui rapporti di coppia, mentre Picone non esita a definirle “nate per accusare”. Ma, come ormai ci ha abituati l’autore del dittico “Notte prima degli esami”, i circa 96 minuti di visione (non molti, dunque) che scorrono davanti ai nostri occhi sono destinati a regalare allo spettatore sia risate che momenti in cui lasciar scendere le lacrime dagli occhi, tra frasi romantiche e dichiarazioni d’amore. Ed il divertimento non manca davvero, anche se, al di là dell’ottima prova del cast, ben assortito come da tradizione brizziana, ci troviamo con ogni probabilità dinanzi al meno riuscito – seppur apprezzabile – dei lungometraggi diretti dall’autore romano, il quale si riconferma abile narratore di godibili storie tricolori su celluloide, ma questa volta privo di quella spruzzata di originalità in più che aveva caratterizzato le sue opere precedenti.

 

 


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