Pubblico la lettera di un’amica. Parla del Messico, delle donne, della violenza e della repressione contro di loro, in particolare a Ciudad Juárez, la città di frontiera tra lo stato messicano di Chihuahua e il Texas, tristemente famosa per i feminicidios (femminicidi), la guerra tra gang (più di 500 bande rivali si contendono il territorio nella zona, spesso al soldo dei cartelli) e la lotta tra i cartelli del narcotraffico (Zetas/Càrtel del Golfo, Càrtel de Juàrez, Càrtel de Sinaloa). Pare inarrestabile la persecuzione contro le attiviste sociali e i movimenti di cittadini, che s’oppongono a questo stato di cose, anche perché non v’è nessuna autorità cui ci si possa rivolgere o su cui fare affidamento per ottenere protezione. Politica e violenza continuano ad andare a braccetto a scapito di chi lotta per una vita degna e per arginare il fenomeno degli omicidi “di genere”, cioè i femminicidi, in questa zona. Il fenomeno non è solo messicano, anche se qui è emblematico, ma serve come spunto di riflessione anche per la realtà italiana. Pensiamoci.
Ciao a tutt*. Scrivo (dal Messico) per informarvi che gli attacchi alle attiviste che da anni lottano contro il fenomeno dei femminicidi nello Stato di Chihuahua stanno raggiungendo una proporzione inaudita.
Dopo i recenti assassinii di Marisela Escobedo (e parenti), di Susana Chávez, di vari membri della famiglia Reyes Salazar, il 16 febbraio a Malú Andrade García (sorella di Alejandra Lilia Andrade, vittima di femminicidio, e presidentessa dell’associazione “Nuestras Hijas de Regreso a Casa, A.C.”) è stata incendiata la casa e ieri è stato trovato uno striscione (una narcomanta, come viene chiamato in Messico) nella scuola in cui lavora Marisela Ortiz (cofondatrice della stessa associazione) con pesanti minacce per lei e per suo figlio. Inoltre è stata sottratta una placca in onore a Marisela Escobedo che l’8 marzo varie persone e Ong avevano collocato nel luogo preciso in cui era stata assassinata, ovvero davanti alla sede del governo di Chihuahua.
L’escalation di violenza sembra ormai inarrestabile, vari stati federali (soprattutto a Nord, ma non solo) sono totalmente controllati dal narcotraffico o dalla delinquenza organizzata in generale e le autorità sono praticamente inesistenti. Perché dunque tanto accanimento nei confronti di pochi/e sparuti/e attivisti/e?
A mio giudizio, perché sono comunque un fastidioso sassolino nella scarpa e hanno il coraggio di sfidare l’autorità di chi detta legge a suo piacere e si sente in diritto di usare le donne (e in generale la popolazione) come meglio crede. È difficile trovare una forma di incidere in una realtà così desolante, ma sicuramente l’appoggio nazionale e internazionale è fondamentale affinché le autorità smettano di ficcare la testa nella sabbia e di negare o minimizzare il femminicidio.
So che in varie città italiane ci sono state diverse manifestazioni in solidarietà con Chihuahua e Cd. Juárez proprio in queste ultime settimane. Capisco anche che è difficile chiedere la solidarietà quando anche l’Italia non scherza quanto a femminicidi e a violenza sulle donne, ma mi sembrava comunque doveroso rendervi partecipi della situazione che si sta vivendo da queste parti.
Clara
E segnala ancora Clara: Ciudad Juárez. Qualche giorno fa è apparso uno striscione nella scuola in cui lavora Marisela Ortiz, cofondatrice dell’organizzazione “Nuestras Hijas de Regreso a Casa”, con pesanti minacce nei confronti dell’attivista e di suo figlio. Qualche settimana fa un’altra attivista della stessa organizzazione, Malú Andrade, era stata costretta ad abbandonare Cd. Juárez, dopo che le era stata incendiata la casa. Notizia originale QUI.
Nosotr@s en Red www.nosotrasenred.org
In spagnolo:
Los ataques a luchadores sociales y activistas contra el feminicidios continúan y llegan a niveles jamás alcanzados antes: después de las amenazas y la quema de la vivienda de Malú Andrade García, presidenta de “Nuestras Hijas de Regreso a Casa, A.C.” de Ciudad Juárez, de los asesinatos de Marisela Escobedo y Susana Chávez, hoy apareció una manta en la escuela donde trabaja como profesora Marisela Ortiz, cofundadora de NHRC, con graves amenazas hacia ella y su hijo.
Y no es todo: durante la noche fue retirada la placa que la ciudadanía y ong’s de Chihuahua, Chi. habían colocado en honor a Marisela Escobedo frente al palacio de gobierno de la ciudad capital, lugar donde ocurrió su asesinato.
Todo indica que las protestas están haciendo mella en la impunidad total en la que está sumido el país.
NO ES SUFICIENTE REPUDIAR ESTOS HECHOS; ES NECESARIO ACTUAR DE MANERA CONTUNDENTE PARA EXIGIR JUSTICIA PARA LAS VÍCTIMAS Y EL FIN DE LAS HOSTIGACIONES CONTRA L@S ACTIVISTAS.