Vi invito a leggere questa “lettera al direttore”, pubblicata su La Repubblica, intitolata “Perché dobbiamo fermare l’odio che uccide le donne”, 9 maggio 2012, scritta da Clio Napolitano:
Dunque, tema della violenza sulle donne.
Più o meno il solito commento pacato che civilmente invoca un’accelerazione delle procedure di condanna dei colpevoli di tale reato (visto che “leggi abbastanza severe in materia” già ci sarebbero), che civilmente afferma una causa-radice riconducibile alle discriminazioni di genere e al “maschilismo presente nella nostra società”.
Ma al termine della civilissima lettera viene espresso un dubbio. Il termine “femminicidio” non è carino. Pertanto, noi donne – dotate del pregio della fantasia – siamo invitate a trovare un’altra definizione: “le donne (……) non potrebbero inventare un’altra parola?”
No, non possiamo inventare un’altra parola. A noi piace questa, perché ci rappresenta, perché rappresenta bene la mattanza di donne, perché rappresenta bene il fatto sociale dilagante che uomini-assassini uccidano donne-vittime.
Se il termine “femminicidio” la disturba, a noi disturbano gli uomini assassini.
Veda lei cosa è peggio.