E se avessimo sbagliato tutto? Se mentre cercavamo di sfondare il soffitto di cristallo (peraltro senza riuscirci) la soluzione era girare i tacchi e tornare a casa?
Dopo aver letto un articolo sulla nuova domesticità che racconta di donne americane che rinunciano consapevolmente al lavoro per dedicarsi alla casalinghitudine con blog e negozio su Etsy volevo scrivere un intelligentissimo post sul femminismo al giorno d'oggi, ma ne è uscito un pasticcio per cui ho optato per una lista di argomenti che mi piacerebbe affrontare, ma che in questo momento trovo troppo complessi da risolvere in poche righe:
- rinunciare al lavoro può essere davvero visto come espressione di una femminilità autentica o è solo un cliché riesumato dagli anni '50?
- non è che queste donne rinunciano al lavoro perché consapevoli di non poter sfondare il soffitto di cristallo senza rinunciare alla loro femminilità?
- in Italia sono presenti mummy blogger che pagano il mutuo della casa con le borsette home made come negli USA?
Le battutine sessiste sono quasi ovunque all'ordine del giorno e, salvo casi particolari, non ci scandalizziamo neanche, ma abbiamo imparato a difenderci rispondendo con ironia.
Siamo ferme ad un livello intermedio, né buone donnine di casa né in piazza a bruciare i reggiseni (che poi l'intimo incendiario è una leggenda metropolitana).
Nonostante questo credo che il ritorno a casa sia una sconfitta, non una vittoria. Isola le donne sempre di più e le limita alla vita domestica che, ammettiamolo, non è così divertente. Il confronto con gli altri, i legami con i colleghi, la competizione ci fanno sentire molto più vive di tirare a lucido i pavimenti tutti i giorni.
Fondamentalmente siamo quello che facciamo ed io non vorrei mai sentirmi una colf. Anche per voi è così?