di Rina Brundu. Sarà che si vive ad altre latitudini, sarà che almeno la libertà di cogitare e di “essere” me stessa non me l’ha mai negata nessuno, né in quella bellissima Sardegna di matrice matriarcale dove sono nata, né in questa irlanda ribelle ad ogni forma di prevaricazione e prepotenza dove ho sempre vissuto, sta di fatto che quest’anno – mercé gli articoli agiografici quando non patetici che compaiono da giorni su dati quotidiani patinati – le balle (ideali) hanno cominciato a girare a mille già ventiquattrore prima del ridicolo appuntamento di domani, la cosiddetta “Festa della donna”.
Sono diversi anni ormai che sul sito m’impongo di ignorare la triste-questione, dedicandomi, l’8 marzo, alla celebrazione della ben più degna Festa del maccarone al pomodoro che mi sono inventata proprio alla scopo di tenere la mente impegnata altrimenti e calmare il bollente spirito goliardico del neurone rincoglionito, ma a questo punto c’é da chiedersi se “ignorare” lo status-quo sia cosa buona giusta. Non è una domanda peregrina, se consideriamo il numero di “femminicidi” compiuti nella civilissima Italia negli ultimi 365 giorni; e diventa faccenda oltremodo grave se pensiamo a ciò che sta succedendo attualmente nel “moderno” mondo-musulmano, se guardiamo a quel calderone sovreccitato di culture, popoli, razze che è l’India di Narendra Modi, ovvero a una nazione dove il problema della violenza contro le donne, contro le bambine, ha raggiunto da tempo punte allarmanti.
A questo proposito, è di questi giorni la notizia del divieto imposto, dal suo stesso governo, al canale indiano NDTV24X7, di mandare in onda il film documentario INDIA’S DAUGHTER diretto da Leslee Udwin per la BBC, che tratta della morte a seguito di stupro di gruppo della studentessa di 23 anni Jyoti Singh (purtroppo, solo uno dei tanti omicidi post-violenza, in quella “dificilissima” regione del mondo!). Per inciso, si tratta dello stesso documentario che, timorosa di una possibile azione legale tesa ad impedirne la diffusione anche in Gran Bretagna, la BBC si è affrettata a mandare in ondo lo scorso 4 Marzo, e che rimanderà in onda domani in contemporanea con molti altri paesi del nord Europa.
Francamente non si riesce a capire il punto che ha inteso fare il governo indiano: sperano forse anche costoro che l’ignorare la spinosa questione la risolva? Ammetto però che – con il proliferare dei sumenzionati articoli agiografici e “patetici”, finanche offensivi della qualità spirituale dell’Essere – dentro i nostri confini, diventa davvero arduo, se non impossibile, fare sermoni oltre-cortina. Da quale pulpito facciamo questa predica se siamo i primi a creare i “ghetti” di genere? Come è possibile che in una nazione moderna e democratica dei nostri tempi digitali si inciti una massa – già culturalmente succube di suo per vizio conclamato – a celebrare la “Festa della donna”?
Lo dico con tutta l’onestà intellettuale che purtroppo per me mi caratterizza da sempre, con tutta la passione che si può provare quando ci si confronta anche con i problemi che pone un’idealità violentata: MAI in vita mia mi sono sentita parte di un “ghetto” di qualsiasi tipo per il solo essere nata senza i gioielli di famiglia tra le gambe, e MAI mi rassegnerò all’idea che questo ghetto debba essere insegnato ai nostri figli, debba essere preservato e celebrato. Per cui – a dispetto del sessismo sdoganato, vicente e ormai saldamente al potere, osannato, servito e riverito dai media blasonati – MAI io mi adopererò come veicolo per fare della femminilità essenza da preservare, pena il rischio di estinzione: meglio soffrire centomila volte una crudele morte e liberare infine lo spirito che costringerlo anche solo un minuto dentro le false lusinghe di una gabbia maschilista imposta e dorata!
PS: Dimenticavo, ma è importante… le mimose? Su per il c…. l’anno prossimo, garantisco, non ve ne porteranno più!
Featured image, Alda Merini, una grande donna italiana con Aldo,Giovanni e Giacomo. Autore Giuliano Grittini, source Wikipedia in English.