
Andare in giro in bici per Palocco sarebbe una gioia per qualsiasi essere umano dotato di un minimo di buonsenso, amor proprio e senso civico: una densità abitativa limitata, le numerose piste ciclabili un territorio fino all’Axa piatto come la Pianura Padana, la relativa vicinanza di qualsiasi tipo di servizio ed una rete di trasporto pubblico sufficientemente capillare suggerirebbero a chiunque di abbandonare la macchina a casa; guardate invece le foto scattate Lunedi 26 Gennaio, una giornata invernale gradevolissima ed assolata, all’ingresso (il cosiddetto Centro Vecchio) e nel principale luogo di ritrovo (le Terrazze) di Palocco. 









Una selva immonda di lamiera, macchine parcheggiate anche sopra i prati (avrò visto 2 volte i vigili in 40 anni di vita a Palocco), qualsiasi pertugio occupato da macchine, macchine ed ancora macchine. Posso assicurarvi che il 90% delle automobili che vedete appartiene a persone che vivono a non piu’ di 2 km dal luogo del parcheggio, distanza praticabile anche a piedi, figuriamoci in bici, eppure la scena quotidiana e’ sempre quella visibile nelle foto, di solito anche peggiore: quasi nessuno usa la bici per muoversi e sbrigare le faccende ordinarie quotidiane!
Una limitata finestra si apre tra metà Aprile e inizio Giugno, dove vedrete per lo più solo famigliole farsi qualche amena passeggiatina o tipi indossare attrezzature sportive da migliaio di euro neanche dovessero allenarsi per il prossimo iron man alle Hawaii, dopo però inizia a fare troppo caldo e tutti si rinfilano in macchina con l’aria condizionata al massimo. Imputerei tale “anomalia” a quel cancro tutto italiano che all’estero chiamano “bella figura”, ovvero quella mentalità provinciale e gretta basata sull’ apparenza, di cui noi siamo gli unici rappresentanti in Occidente. Da noi, a differenza di tutto il Mondo civile, l’uso della bici e dei mezzi pubblici è associato a categorie di umanità nei confronti delle quali c’e’ il terrore ad essere accomunati: ambientalisti strambi e fricchetoni, sfigati o immigrati; l’uomo (o la donna) vero invece deve usare la macchina, comunque e dovunque, inoltre uscire significa “sfilare”, devi essere tutto a posto con abbigliamento di marca non certo adatto per un bus e tanto meno per l'utilizzo della bici, mezzo che può addirittura creare le condizioni per secernere qualche goccia in più di sudore o di avere 2 o 3 capelli fuori posto: cosa penserà la gente, scherziamo?!?! A tale conformismo feroce e burino si associa l’atavica romana filosofia del “nun me va”: troppa fatica, fa troppo caldo o troppo freddo, potrebbe perfino piovere; si crede di risparmiare tempo con la macchina quando invece li vedi stressarsi e girare per mezz’ora come anime in pena alla ricerca del parcheggio che deve essere naturalmente a non più di 15 metri dal luogo dove si deve andare.
Molto c’è da fare, cambiare sì l’arredo urbano, ma Casalpalocco dimostra che non basta, anche dove ci sono le condizioni adatte prevale una mentalità assurda, unica in Europa. GigìCaro Gigì,la mentalità di questi primitivi, scimpanzè, sottosviluppati (non è esagerazione, è così e basta), non si combatte con i post nei blog. Si combatte con politiche amministrative chiare. In questo caso con arredi urbani impeccabili. Se spostarsi in macchina diventa scomodo, oneroso, costoso come in tutto il mondo allora la gente cambia. Con strade disegnate come quelle di Palocco probabilmente passerebbero all'auto anche in Olanda. Loro non sono più civili di noi, forse sono sottosviluppati come i romani, ma sono amministrati. Governati.A Roma i mentecatti come i proprietari delle auto che hai fotografato tendono a sostenere che l'utilizzo della maghina è giustificato dalle condizioni della città. Mille volte, con prove inconfutabili, abbiamo smentito platealmente questa tesi. Le tue foto sono ulteriore tassello in questo senso. -RFS






