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Tornando agli spettacoli di Grillo, è questo il contesto dove si può comprendere quella che è, secondo me, la chiave del suo successo e del suo attuale consenso: dire ad alta voce quello che pensiamo in tanti, probabilmente la stragrande maggioranza dei cittadini. E cioè che ci stanno ingannando e mentendo tutti: politici, burocrati, militari, industriali, finanzieri, economisti, giornalisti, medici, produttori di farmaci. Ci raccontano menzogne da sempre. Basta guardare alla storia d’Italia anche limitandosi al solo dopoguerra: Portella della Ginestra, il piano Solo, il terrorismo, l’assassinio di Moro, Ustica, le stragi di mafia. E non solo in Italia: Pearl Harbour, l’11 settembre, le armi chimiche di Saddam Hussein e si potrebbero indicare una serie infinita di episodi. Menzogne sull’economia, sulle tasse, sui rifiuti, sulla medicina, sulle guerre. Non conta che le contro-verità di Grillo siano poi effettivamente autentiche: le nanoparticelle, la wash ball, i motori ad alta efficienza. Tutti noi sappiamo che esistono altre verità che vanno conquistate contro e nonostante il potere, contro gli interessi dominanti. Il messaggio centrale di Grillo è l'invito a diffidare, a cercare di capire, ad ascoltare altre campane, ad informarsi attraverso la rete. E questo va apprezzato ed elogiato incondizionatamente: al di là dei motivi per cui lo faccia ciò che sta seminando tra i cittadini e soprattutto tra i giovani non resterà senza conseguenze, non potrà essere cancellato da un momento all'altro, implica un percorso di ricerca di conoscenza e consapevolezza da cui non sarà possibile tornare indietro. Anche se poi bisogna riconoscere che nessuno può diventare esperto di tutto: chimico, biologo, farmacologo, medico, economista, commercialista. La politica (così come la vita) richiede di fidarsi di qualcuno, di delegare, di scegliere di fare assegnamento sull’esistenza di persone capaci ed oneste. Come fa d'altra parte lo stesso Grillo, contraddicendo in questo almeno in parte le sue impostazioni, fondando la validità delle sue idee e delle sue proposte sul parere degli esperti mondiali che consulta (come se anche loro non fossero condizionabili, corruttibili e non potessero perseguire interessi oscuri e di parte). Bisogna coltivare il dubbio, la ricerca, aprirsi alle analisi indipendenti senza cadere in nuovi dogmatismi. Il fatto che il Movimento Cinque Stelle sia attualmente oggetto di un'aggressione mediatica da parte dell'establishment politico ed economico attraverso i suoi organi di informazione (e tra queste La7 di Telecom che qualche desiderio di rivalsa nei confronti di Grillo deve averlo …) dimostra il peso della minaccia che questo Movimento rappresenta nei confronti del potere, essendo passato da una marginale presenza politica a livelli di consenso importanti e decisivi (si vedano gli ultimi risultati elettorali, la conquista di una città come Parma, i sondaggi che gli accreditano risultati a due cifre addirittura tra il 15 e il 20 per cento dei voti alle prossime elezioni politiche). Certo esiste un problema di democrazia interna nel Movimento Cinque Stelle ma non perché lo dice Favia (una persona seria ed onesta certe posizioni le affronterebbe alla luce del sole e non in 'strane' registrazioni fuori onda considerato che non risulta che Grillo si serva di squadracce per reprimere il dissenso interno) o perché si debbano prendere lezioni di trasparenza e di quali siano i meccanismi corretti attraverso i quali le organizzazioni politiche formano le proprie decisioni dai partiti di Casini e Cuffaro, di Berlusconi, Letta e Cicchitto, di D'Alema e Veltroni, di Lusi, Scajola, Formigoni, Penati, Milanese, dei signori delle tessere. Con queste accuse e queste polemiche si sta scoprendo l'acqua calda come scrive Marco Cedolin, si tratta di argomenti ampiamente conosciuti e dibattuti in rete come dimostrano post di anni fa. Ne cito due: uno di Pietro Orsatti ed uno pubblicato su questo blog. Esistono problemi nel Movimento Cinque Stelle perché un conto è parlare di democrazia diretta ed un conto è realizzarla e perché è arduo, io credo impossibile, strutturare un'organizzazione politica senza un ceto dirigente, quadri intermedi (sia pure liberamente scelti e vincolati alla temporaneità dell'incarico), senza (veri) congressi e consultazioni pubbliche in cui iscritti e simpatizzanti siano chiamati a decidere le questioni politiche fondamentali: il programma e le alleanze. Ferme restando le critiche che da sinistra si possono fare (e che io faccio mie), Grillo, Casaleggio e i cittadini dei meetup hanno fin qui svolto un gran lavoro, che deve ancora di più far rimarcare l'arretratezza dei leader della sinistra radicale, ma ora, riprendendo sempre Giannuli, sono ad un bivio. Possono incassare dal punto di vista elettorale il consenso fin qui raggiunto per una probabilmente non trascurabile presenza parlamentare che difficilmente però potrà essere qualcosa di più di una testimonianza e andare oltre il vano tentativo di intralciare decisioni prese in altre sedi e da altri poteri, non democraticamente eletti, di cui PD, PDL, UDC e SEL sono e saranno i meri esecutori. Oppure, cogliendo l'opportunità storica che abbiamo di fronte per il vuoto politico che si è prodotto, fare piazza pulita delle accuse di doppiogiochismo che gli vengono rivolte e diventare promotori e partecipi di una più ampia alleanza per l'alternativa – insieme a Di Pietro, agli 'arancioni' di De Magistris, ai comunisti, agli ambientalisti, alle liste civiche, alla Fiom, agli intellettuali di ALBA, di Micromega, del Fatto Quotidiano, del Manifesto, ad Alternativa di Giulietto Chiesa – per trasformare radicalmente il nostro Paese. Un'Alleanza in cui, forte dei propri numeri, il Movimento Cinque Stelle potrebbe imporre le proprie condizioni: programmi e candidature scelte dal basso, incandidabilità di inquisiti, condannati e di chi ha pregresse esperienze in assemblee rappresentative, rifiuto del finanziamento pubblico. Io, come faccio da anni, continuo ad illudermi che esista ancora una possibilità di salvezza per il nostro Paese.
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