Di fatto Kant con la sua “fenomenologia” –in concreta sostituzione della Scienza (=episteme)– ha inferto all’Epistemologia, oltre che alla Gnoseologia un colpo terribile, intralciandone lo sviluppo per almeno due secoli.
Se, infatti, sono conoscibili, e pertanto studiabili, solo i “fenomeni” (=ciò che appare) e non i “noumeni” (=ciò che davvero è) allora ciò che si realizza nella ricerca/studio è soltanto –ma anche giustamente– una “fenomeno-logia” (=discorso intorno al fenomeno). Questo però sposta il centro di attenzione della ricerca/studio dalla realtà e quanto di essa si può dire con certezza (=episteme, Scientia) alle sue sole ‘manifestazioni’ esterne e quindi parzialissime, spingendo poi l’attenzione unicamente a quanto effettivamente ‘gestibile’ alla conoscenza umana e cioè le sue sole “rappresentazioni”, ben diverse –però– dalle attuali Teorie scientifiche.
Il pensiero fenomenologico anziché epistemologico kantiano culminò nella prospettiva diltheyana che, se in realtà nulla o quasi potè contro le Scienze ‘dure’ (Naturwissenschaften), risultò assolutamente distruttiva verso quelle antropologico-umanistiche (Geisteswissenschafte) le quali, anziché l’uomo, avrebbero dovuto studiare il suo ‘spirito’.