Fenris, Jean-Francois Chabas e David Sala – Gallucci
È infiammato di ferocia questo lupo selvaggio e crudele dagli occhi ridotti a una fessura per la tendenza a ringhiare che ne tende i lineamenti, dai denti aguzzi e in file ordinate pronti a lacerare, dalla mole imponente sin dalla nascita che lo porta a sovrastare non solo le altre creature ma anche i suoi simili, i suoi stessi fratelli, e dal pelo rosso, fiammante, appunto.
Fenrìs si chiama e nello stile classico della tradizione fa veramente paura senza distinzioni di sorta, senza limiti imposti dalla fratellanza o persino dall’amore materno. Nasce, cresce e vive in un’atmosfera che gli è ostile e che lo rende ostile fino a rivelarsi intrisa da uno dei grandi temi universali che spesso abita le fiabe tradizionali: le cose sono davvero così come appaiono?
Un lupo, sin dalla nascita, appare enorme, incute timore suo malgrado e a causa del suo aspetto. Crescendo basta che sia visto da qualsiasi creatura del bosco perché quest’ultima scappi a gambe levate in preda alla paura. Isolato ed emarginato vaga da solo preda della sua stessa ferocia, fino a quando si imbatte in una bambina che invece di fuggire diviene sua amica, per sempre, superando il pregiudizio comune ai più.
Fenris, Jean-Francois Chabas e David Sala – Gallucci
Fenrìs è il Fenrir della letteratura norrena, lupo enorme e feroce che, dopo essere stato incatenato ingiustamente e con l’inganno, nello scontro finale tra gli dei, il Ragnarök, si rivelerà potentissimo al punto da sconfiggere e divorare persino Odino padre di tutti gli dei, padre di tutto.
Tyr e Fenrir – John Bauer 1911
Solo Týr, coraggioso e impavido (proprio come la bambina della nostra fiaba contemporanea) osava nutrirlo, dandogli addirittura il cibo direttamente nella bocca senza che Fenrir lo azzannasse o gli facesse del male. Ecco, io preferisco ritrovare nelle radici nordiche la bellezza di questo testo piuttosto che indugiare sul “messaggio” di rivalsa, del superare il pregiudizio, che dissipa molto l’atmosfera leggendaria e puramente fiabesca dell’albo mettendolo, invece, nell’angolo del moraleggiante che in un contesto chiaramente magico come questo, a mio parere, stona.
Fenris, Jean-Francois Chabas e David Sala – Gallucci
E la radice nordica ben si sposa anche con le splendide e raffinatissime illustrazioni di David Sala (dall’impianto peraltro molto elegante e ricercato con ben sei pagine che si dispiegano verso l’alto non prima di celarsi dietro a decori in rilievo monocromatici e delicatissimi al tatto) in cui trionfa il profilo del lupo protagonista, tutto riempito da decori rossi che si stagliano, un po’ barocchi un po’ decò, su una pelliccia nera. Anche la bimba ha un vestito rosso, le sue movenze sono delicate e lievi a dispetto del colore intenso e forte, e nonostante i toni siano gli stessi, è l’attitudine che mette una distanza chiara tra i due protagonisti, superabile solo grazie alla purezza degli sguardi. C’è una vera e naturale maestria dell’illustratore che intride ogni tavola di moti che sono movenze e al contempo predisposizioni. Il testo di Jean-François Chabas ha una grande forza narrativa che si rivela soprattutto nei passi descrittivi in cui il lupo è solo, nell’immensità di una foresta, la cui anima e voce lo isola ed emargina.
Fenris, Jean-Francois Chabas e David Sala – Gallucci
Titolo: Fenrìs. Una fiaba nordica
Autore: Jean-François Chabas, David Sala
Traduttore: A. Marcigliano
Editore: Gallucci
Dati: 2013, 16 pp., 15,00 €