Valsecchi fa nuove scoperte, si avvicina e studia - rimanendone affascinato - l’opera dei cantautori, Faber in primis: “… volevo fare qualcosa di più semplice e più immediato, cercando di riguadagnare quella "organicità" che solo con la semplicità riesce ad uscire; ecco quindi un utilizzo di elettronica piuttosto ridotto, con il cuore delle canzoni che potrebbe essere ridotto a chitarra e voce; il resto è di contorno per aiutare la canzone ad essere più completa”.
Come Ferdinando segnala, sono due i motivi principali per cui nasce questo lavoro: il primo è il mettersi in gioco e provare a confrontarsi con il songwriting italiano; il secondo è quello di esprimere pensieri precisi sulla storia che ha ispirato l’album, “l'evoluzione psicologica di un dottore e di un paziente all'interno di un ospedale psichiatrico”. La cura delle liriche è basilare per il modus operandi di Valsecchi, in qualsiasi situazione, ma l’efficacia derivante dall’abbinamento di un testo a pochi accordi di chitarra può diventare una rivelazione che alimenta la motivazione nel proseguire, sino all’obiettivo. A volte la molla scatta e nemmeno ce ne accorgiamo, basta un servizio televisivo o un fatto legato alla nostra sfera affettiva e ci si appassiona ad un tema sociale, qualcosa che ci viene la voglia di condividere, di criticare, di presentare secondo il nostro pensiero, e seguendo questo mio piccolo ragionamento intravedo un musicista che decide di fissare un punto fermo e dire la sua su di un argomento caldo, doloroso, a volte irrisolvibile, avendo sempre chiaro che il malessere fisico è molto più semplice da affrontare/superare rispetto al malessere interiore. Otto le tracce che compongono il disco, con una incredibile e classica “Ouverture” strumentale cui fanno seguito episodi che raccontano di spazi e luoghi, e personaggi che li vivono obtorto collo, relazionandosi tra loro nel quotidiano, tra coinvolgimento, complicità e contrapposizioni.
Ognuno ha quel che ha
Non importa il padre Né la madre,
Ma cosa scegli di ereditare
Io ho scelto la pazzia.
Le influenze presenti in questa “missione” sono dichiarate, e la vicinanza a De Andrè è palese, ma il brand è quello di Ferdinando Valsecchi, un musicista di livello che coraggiosamente presenta di sé una nuova prospettiva, perché è il momento giusto per sputare fuori un pensiero che rode, nella speranza che l’opera di denuncia aiuti nella riflessione.
Quando sarà terminata la copia fisica di L’essenziale per una storia, una serie di immagini di Davide Rindori - realizzate nei momenti della ripresa - avrà lo scopo di interpretare fotograficamente le canzoni. Al momento è possibile ascoltare l’album su youtube o al seguente link:
http://ferdinandovalsecchi.bandcamp.com/releases
L’INTERVISTA Ancora un tuo lavoro, ma con una veste differente: da dove nasce la voglia di creare “L’essenziale per una storia”? Sostanzialmente nasce dalle idee che non hanno avuto modo di trovare la loro espressione in uno spettacolo teatrale. Viste le differenze di pensiero con la regista sulla storia che andava rappresentata ho deciso di fare un album partendo da come vedevo io la questione, per quanto dopo si sia evoluto in maniera ancora differente rispetto a quanto mi fossi immaginato in partenza; infatti alla fine ho pensato: “ma cos'è l'essenziale per una storia?”, e la mia risposta è stata: “mi bastano due personaggi, e non sei diversi come avevo immaginato all'inizio”. Quindi ho riscritto parti di alcuni testi ed incastrato le canzoni in una delle tanti chiavi di lettura che si possono dare. Quanta distanza esiste tra il tuo progetto “Maelstrom” e quello che presenti oggi? E’ la distanza di una persona che vuole sperimentare con sonorità diverse, senza porsi troppi limiti. I Maelstrom sono semplicemente un progetto diverso, per un pubblico diverso, ma sono abbastanza convinto del fatto che visto che la musica l'ho scritta sempre io, la mano si riconosca, a prescindere dal genere musicale… diciamo che per come la vedo io, la distanza con i Maelstrom è data solo dalla scelta della strumentazione ed ovviamente dal fatto che M. Simonelli mi ha aiutato a scrivere i testi, ma non ne è autore in prima persona. Che cosa ti affascina dell’intimismo tipico del cantautorato? Che cosa di De Andrè in particolare? Le cose che mi affascina di più del genere cantautorale è la semplicità ed i giochi di parole, specialmente in De Andrè si possono trovare entrambe. Dove hai nascosto il tuo amore per l’elettronica e la sperimentazione? Nel prossimo album dei Maelstrom e negli altri progetti che sto seguendo al momento; direi che con tutto lo sperimentare che ho attorno ultimamente quest'album è stato per un certo verso una boccata d'aria fresca! Quella che presenti oggi è una strada che può vivere in parallelo con altre o potrebbe essere una svolta nel tuo modo di creare e presentare la musica? Credo che possa tranquillamente vivere in parallelo, e magari farsi viva quando avrò bisogno di esprimere qualche cosa che so che non potrei esprimere altrimenti. ”L’essenziale per una storia” sarà pubblicizzato dal vivo?
Spero di sì, sto cercando un po' di musicisti nella mia zona per fare qualche data, mi piacerebbe davvero molto portarlo live, vedremo!
INFO Alberto Baroni: Sax (track n.6)
Manfredi Messana: Background Choir (track n.4)
Alessandro Scarpitta: Background Choir (Track n.4)
Pietro Spinelli: Choir (track n.8), Electric Piano (track n.3) & Harmonica (track n.4)
Davide Rindori: all Photos
Matteo Simonelli, Itsuki Morioka & Guido Borgheresi: For putting up with me :)
Virginia Billi: We know why