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ferite di luce

Da Naimablu

ferite di luce

Hopper, Reclining Nude 1924–27 , acquerello


C’è una musica. Una musica lontana legata a due mani ancora slegate. Vicine, nella penombra all’ombra delle luci di un sentiero di candele e occhi fissi sulle ferite di luce. Poi ci sono occhi che non seguono gli altri, ascoltano la musica lontana legata a due mani non più slegate. Le mani sono vicine, gli occhi non molto distanti, ma ancora troppo per potersi incontrare. Nel quasi buio ferito di luce, sanguinano gocce di vita. Una alla volta, stillano dal pianto argenteo di occhi che non sanno di piangere. Sono occhi che aspettano di allontanarsi dal sentiero delle candele. Aspettano che le ferite non brucino più. Aspettano. Poi ci sono le labbra. E se ne infischiano della musica, delle candele e delle ferite. Loro non aspettano. Bevono tutta la luce che possono e delle gocce di vita che sanguinano si fanno riparo. E ci sono gli occhi. Non sempre si legano, qualche volta si lasciano andare per ritrovarsi nella ferita di luce di un bacio.

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