L'agenda Monti manca di proposte concrete
• diLuigi ZingalesDa Il Sole 24 Ore E l'agenda Monti si fece carne. Con qualche ora di anticipo sul Santo Natale, la buona novella centrista è apparsa sul Web: 24 pagine di linee programmatiche, divise in quattro capitoli: Europa, Crescita, Welfare, e un interessante "Cambiare mentalità e comportamenti." A grandi linee le proposte sono assolutamente condivisibili e in alcuni casi, come quello della scuola, addirittura rivoluzionarie per l'Italia. Ma l'agenda è priva di numeri e di dettagli. Più che un programma economico di rilancio, è un manifesto politico, che rigetta le posizioni delle estreme (Berlusconi e Vendola), per ritagliarsi un grande spazio al centro. L'agenda comincia non sorprendentemente con l'Europa. Al di là di dichiarazioni di principio ( "L'Italia deve battersi per un'Europa più comunitaria e meno intergovernativa, più unita e non a più velocità, più democratica e meno distante dai cittadini") non ci sono ne' nuove idee, ne' proposte concrete su come realizzare questi obiettivi. C'e' solo una dichiarazione di metodo: dall'Europa non si ottiene sbattendo i pugni sul tavolo, ma convincendo gli altri delle nostre ragioni. Un' affermazione profondamente giusta, ma anche una rivendicazione dello stile Monti in contrapposizione a quello Berlusconi.
La parte più deludente è quella sulla crescita: non per i principi enunciati (altamente condivisibili), ma per l'assenza di proposte concrete. Si apre con una importante dichiarazione anti Fassina e Vendola: «Non si può seriamente pensare che la crescita si faccia creando altri debiti». Ma l'enfasi è sul pareggio di bilancio, non sul taglio delle spese e delle imposte. Si dice che la spesa pubblica va riqualificata, non necessariamente ridotta. E la riduzione delle imposte viene ritenuta «possibile», non necessaria e neppure probabile. C'è anche un accenno alla possibilità di una patrimoniale, come metodo per redistribuire (non ridurre) il carico fiscale. Non sembra un programma di riforme per un rilancio dell'economia, ma un programma per la protezione dei diritti acquisiti e di chi vive di spesa pubblica.
Per non urtare la sensibilità dei boiardi di stato si parla addirittura di valorizzazione/dismissione del patrimonio pubblico, non di "privatizzazioni" delle imprese pubbliche e di quelle municipali.
Più audace e chiaro è invece il piano sull'istruzione, che vuole premiare il merito tra gli insegnanti e riconosce il valore delle valutazioni nazionali tipo Invalsi da usare per incentivare docenti e dirigenti scolastici. Una proposta sacrosanta, ma molto osteggiata dai sindacati, perfino quelli americani. Interessante è l'enfasi sulle liberalizzazioni, viste come «parte integrante di una politica economica che ha messo al centro l'interesse dei cittadini-consumatori piuttosto che quello delle singole categorie economiche o dei produttori». Purtroppo mancano le proposte concrete.
Anche con tutti i suoi limiti, l'agenda Monti è troppo importante per essere lasciata nelle mani di questi sostenitori di Monti, perché dopo il tradimento di Berlusconi, la cosa peggiore per gli italiani non sarebbe la perdita del programma di Monti, ma piuttosto un altro tradimento.
Se, ancora una volta, un ordine del giorno liberale è usato come una foglia di fico per difendere gli interessi di pochi, il danno verrebbe inflitto sia l'economia del nostro paese e, peggio, al suo intero sistema democratico. http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane