Magazine Astronomia
Fermati con me oggi e questa notte, e ti impadronirai dell'origine di tutti i poemi
Da Colorefiore @AmoreeDintorniHai creduto che mille acri fossero molti? che tutta laterra fosse molto?Ti sei esercitato così a lungo per imparare a leggere?Tanto orgoglio hai sentito perché afferravi il senso deipoemi?Fermati con me oggi e questa notte, e ti impadroniraidell'origine di tutti i poemi,Ti impadronirai dei beni della terra e del sole (ci sonoancora milioni di soli )Non prenderai più le cose di seconda o terza mano, néguarderai con gliocchi dei morti, ne ti nutrirai difantasmi libreschi,E neppure vedrai attraverso i miei occhi o prenderaile cose da me,Ascolterai da ogni parte e le filtrerai da te stesso …Non ci fu mai più inizio di quanto ce n'è ora,Ne più gioventù o vecchiaia di quanta ce n'è ora,Ne vi sarà più perfezione di quanta ce n'è ora,Ne più cielo o più inferno di quanto ce n'è ora …Se manca uno, mancano entrambi, e il non veduto èprovato dal veduto,Finché questo non diventi invisibile e debba a suavolta esser provato …
La gente che passa e che m'interroga,Le persone che incontro, gli effetti su di me dei mieiprimi anni o del quartiere, della città, dellanazione in cui vivo,Gli avvenimenti recenti, le scoperte, le invenzioni, lesocietà, gli autori vecchi e nuovi,il pranzo, gli abiti, i compagni, il bell'aspetto, icomplimenti, i doveri,L'indifferenza reale o immaginaria di qualcuno che amo, La malattia d'uno dei miei o mia, le malefatte,la perdita o lapenuria di danaro, le depressioni ol'euforia, Le battaglie, gli orrori della guerra fratricida, lafebbre delle dubbie notizie, lo spasmo degli avvenimenti, Tutto questo mi arriva giorno e notte, e se ne va,
Ma non sono il mio Io …Io credo in te anima mia, e l'altro che io sono nondeve umiliarsiDavanti a te né tu davanti a lui.Ozia con me sopra l'erba, rimuovi il groppo dalla gola,Io non chiedo parole, né musica, né rime, néconferenze opatrocini, sia pure i migliori,Solo la nenia mi appaga, il mormorio della tua voce abocca chiusa …Rammento come una volta in un simile limpidomattino d'estate noi due giacevamo,E tu posavi il capo di traverso sui miei fianchi e tivolgevi a me contenerezza,E aperta la camicia sullo sterno, affondasti la linguadentro al mio cuore nudo,E ti stendesti fino asentire la mia barba, e ti stendestifino a trattenermi ipiedi.
Rapidamente sorse esi diffuse intorno a me quellapace e quella conoscenza che oltrepassano ognidisputa terrestre …Che cos'è l'erba? mi chiese un bambino,portandomene a piene mani;
Come potevo rispondergli? Non so meglio di lui checosa sia.Suppongo che sia lo stendardo della mia vocazione …
Liberamente tratto daWalt Whitman – da "Foglie d'erba -Canto di me stesso”