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1. Prodi è il candidato del Pd, e non quello del Pd che piace a Berlusconi. E non è per fare un dispetto al Pdl, che poi chi se ne frega, ma è per affermare un qualche indirizzo dem. Una scelta, vera, insomma.
2. Prodi ha un curriculm migliore rispetto a Marini, soprattutto su quel che concerne la credibilità e la diffusione della sua immagine a livello internazionale. Tutto il mondo sa chi è Romano Prodi (vedi incarico Onu e presidenza del consiglio europeo, per dirne un paio).
3. Prodi è un candidato che può mettere d'accordo tutte le anime del Pd. Lo stesso Renzi, che è stato molto critico sugli altri - tutti gli altri. E poi era - sottolineo era - anche ben visto da Grillo.
Ora la questione è di tempistica. Scegliere Prodi, adesso, significa scegliere politicamente. Il Pdl non ci sta, dunque la condivisione con ogni probabilità non ci sarà, anche se aree di Scelta Civica - quelle renziane e montiane - convergeranno. Grillo? Non escluderei la possibilità che M5S voti per il professore, anche se adesso come adesso abbandonare la scelta di Rodotà non è facile. Politicamente, però, il dato è che il Pd ha deciso cosa fare (e come farlo). Autodeterminarsi. Ora la questione come dicevo è di tempo: perché - come era valido per Rodotà - il Pd ha sbagliato il momento della decisione. Decisione che sia chiaro, per come sono andate le cose, era inevitabile ed inevitabilmente era questo anche il quando doveva essere presa. Ma il punto era magari, anticipare i tempi e scegliere direttamente Prodi come candidato da difendere. Senza se e senza ma e senza possibili accordicchi. Autodeterminarsi, appunto, con coraggio, senza paura e facendo la parte dei trascinatori, uscendo dal vuoto comfort ma senza scomodarsi nemmeno troppo.
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