(la mia fotina ve la metto domani)
Leggere una raccolta di racconti di autori vari comporta due fatti: il primo è che se la raccolta è orrenda la colpa è di tutti e di nessuno, e nel “mal comune mezzo guadio” bene o male non ce l’hai con nessun autore; il secondo è che se un racconto non ti convince non demordi, sei comunque orientato verso quello successivo. “Dai, magari quello dopo è meglio!” ti dici, speranzoso.
Ecco, Ferragosto in giallo è una raccolta di racconti. Di gialli, a dirla tutta, di una serie d’autori che so per certo essere dei Giallisti, sì proprio Giallisti di quelli con la lettera maiuscola. Andrea Camilleri, Gian Mauro Costa, Alicia Giménez-Bartlett, Marco Malvaldi, Antonio Manzini, Francesco Recami. Per un appassionato vederli tutti insieme ognuno con un racconto immagino sia come per un buongustaio partecipare a un banchetto dove ogni portata è cucinata da uno dei suoi chef più amati.
Qui vi devo confessare una cosa: io l’antipasto, il primo racconto, l’ho saltato. Sì, ho una allergia rarissima. Camilleri proprio non mi va giù. E c’ho provato, eh, c’ho provato, ma a quanto pare rimango una piccola mosca bianca che Camilleri non lo apprezza né capisce che scrive (non necessariamente in questo ordine). E quindi son passata al BarLume e i vecchietti impiccioni di Marco Malvaldi.
Mi son detta: “Mi leggo un raccontino a sera, prima di andare a letto.” E ho fatto benissimo a fare questa scelta, io che spesso fatico ad addormentarmi ho avuto ogni sera un colpo di grazia. Collassata a metà di ogni breve raccontino, la mente annebbiata da un giallo non proprio luminoso e brillante: c’avevo una specie di nebbia, in testa.
Insomma, Ferragosto in giallo è leggero come la calura in pieno agosto, ma non si riesce a incolpare nessuno degli autori partecipanti, ve l’ho detto che questa è una caratteristica delle raccolte di racconti. E poi me li immaginavo, già pronti con la valigia per partire, a scrivere di fretta il proprio racconto sulla soglia di casa, sui post-it accanto al telefono.
Tolto Camilleri che non ho letto e la potenza narcolettica di Costa, Manzini e Recami, la Alicia Gimenez-Bartlett fa il suo compitino sufficiente e tra tutti rimane e vince il brio di Marco Malvaldi.
Peccato che se da un lato è l’unico che azzecca la misura difficile e coinvolgente del racconto breve, dall’altro infila una pecca talmente grossa nel giallo che me l’ha rovinato e più che giallo m’è parsa una macchia d’olio.
Quando dopo un’ora il medico legale dice tutto ganzo che la morte è avvenuta per avvelenamento (ma l’autopsia? Ma da quando i medici legali va sulla scena del crimine e dicono “ah sì, è morto così!”?) e da lì parton le indagini private dei vecchiettini, io mi son persa a chiedermi come diamine avesse capito da un punto di vista medico che il tizio era stato avvelenato, uno che ha un malore in stanza dopo troppo sole. No perché ve lo dico: per come è stato avvelenato il medico non avrebbe potuto capirlo a prima occhiata, mentre nel giro di poco con le dovute analisi l’avrebbe scoperto in un attimo. Invece l’han scoperto i detectivi improvvisati (il medico legale dopo l’intuizione geniale diffusa a mezzo mondo forse era andato in ferie).
E io, da casa, lo intuivo. Mentre maledicevo l’autore che si rovinava da solo. E rileggilo quel post-it, prima di scappare di casa e abbandonarci a ‘sta raffazzonata raccolta di racconti!
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Ferragosto in giallo
AA.VV.
(Andrea Camilleri, Gian Mauro Costa, Alicia Giménez-Bartlett, Marco Malvaldi, Antonio Manzini, Francesco Recami)
Sellerio Editore
2013
288 pagine