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Verona è in piena campagna elettorale e la città con i suoi abitanti sembra molto tranquilla ed addormentata. Come spiega questo strano fenomeno?C’è sicuramente, da parte dei media locali, la tendenza ad addormentare il dibattito, a non tirare fuori i problemi scomodi, i conflitti di interesse, tutto ciò che crea conflitto. Si vuole tramutare il voto in un banale passaggio amministrativo, in cui si dà per scontata la rielezione di Tosi. Il centro-sinistra, dal canto suo, si limita a una campagna buonista, non aggressiva, basata più sul “i veri buoni siamo noi” che non sulla denuncia di ciò che non funziona.Molte sono le città che hanno stabilito una strategia di sviluppo e sono uscite dall’anonimato (Seattle, Austin, Barcellona o Bilbao, Toronto e Berlino). Verona sembra ferma e bloccata nonostante le sue offerte culturali molto conosciute in Europa. Perché Verona continua ad essere considerata provinciale e non innovativa?
Perché non ha saputo creare quasi nulla nel settore del terziario avanzato e della cultura come motore di produzione di valore aggiunto. Il Polo Finanziario è definitivamente tramontato. Il Parco Scientifico pure, l’aeroporto è sommerso da decine di milioni di euro di debiti: è evidente l’incapacità progettuale e gestionale delle classi dirigenti veronesi
Nei suoi libri lei ha affrontato temi molti delicati e importanti per l’opinione pubblica(poteri forti, comunione e liberazione ed altro). Verona è influenzata da tali fenomeni che impediscono la libera crescita e l’arricchimento culturale?
Verona vanta presenze molto forti, con realtà come Opus Dei e più di recente Cl che condizionano molte strategie politiche e finanziarie.
Quali sono secondo lei le risorse su cui si poggia la candidatura del Sindaco Flavio Tosi?
Si è creato un blocco profondamente conservatore, che impedisce la crescita secondo modelli più dinamici e avanzati: il Banco Popolare versa in una crisi molto delicata, la Fondazione Cariverona risente dei condizionamenti leghisti. Questo blocco vede in Flavio Tosi l’interprete di un moderatismo post-democristiano e lo ritiene funzionale ai propri interessi. Anche la parte più conservatrice della Chiesa sostiene Tosi.
Subito dopo la Giunta del Sindaco Paolo Zanotto si è imposto Flavio Tosi. Quali sono le motivazioni di questo ribaltamento di posizioni?
La giunta Zanotto, pur animata da buoni propositi, ha mostrato poca grinta, producendo poche delibere (il consiglio comunale è rimasto perennemente bloccato dall’ostruzionismo Lega-Forza Italia), realizzando pochi progetti e sostenendo battaglie impossibili come la difesa dei diritti dei Rom. La giunta di centro-sinistra non ha nemmeno saputo cacciare i vu cumprà che infestavano via Mazzini. In un città di destra come Verona certo errori si pagano cari.
In alternativa a Tosi vi è la candidatura di Michele Bertucco. Secondo lei quali sono gli argomenti forti di tale candidatura che dovrebbero richiamare l’attenzione dei cittadini veronesi?
Sicuramente l’attenzione all’ambiente, alla qualità del territorio, alla necessità di uno sviluppo urbanistico meno speculativo.
Quali sono gli argomenti nascosti da trattare affinché la cittadinanza prenda coscienza dell’importanza delle prossime elezioni amministrative per il futuro di Verona ed assuma delle posizioni libere da condizionamenti e responsabili?
La mancanza di un progetto di crescita del terziario innovativo, la progressiva emarginazione delle fasce più deboli della società e dei giovani, la mancanza di una politica sociale per la casa, la crisi della finanza scaligera, la povertà dell’offerta culturale di Verona.
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