Si sono conosciuti ai provini per Blood Simple (1984): Frances faceva la cassiera in un ristorante di New York e lavorava come attrice di teatro (ha una laurea in Belle Arti); la sua amica (e attrice) Holly Hunter le suggerisce di andare al provino per il film, il primo, che Joel e Ethan Coen avrebbero girato. Quando Frances entra nella stanza, trova i due fratelli seduti ad un tavolo di fronte ad un posacenere con un enorme montagna di cicche di sigaretta. Le chiedono di tornare nel pomeriggio, alle 2, ma lei non può. Il suo boyfriend dell’epoca recitava in una soap opera e aveva promesso di guardarlo in televisione. Le chiedono di tornare alle 4. Lei accetta e alle 4 torna davanti ai due registi per provare la sceneggiatura. “La parte me l’hanno data perché ho dato prova di essere interessante e di essere leale”, così commenta l’attrice americana l’inizio del suo sodalizio artistico con Joel e Ethan Coen, di fronte al pubblico romano della decima edizione della Festa del Cinema.
Frances prende quel ruolo da protagonista nel film come un secondo lavoro: la sua preparazione e le sue aspirazioni sono verso il teatro classico; la prima volta che prova a leggere una sceneggiatura la trova incomprensibile, perché prima del copione, delle battute, ci sono indicazioni tecniche a lei sconosciute. Eppure c’ha messo tutta la passione per recitare, sia diretta dal marito Joel (Blood Simple 1984, Raising Arizona 1987, Miller’s Crossing 1990, Fargo 1996, The Man Who Wasn’t There 2001, Burn After Reading 2008) che da altri registi, tra cui Paolo Sorrentino che l’ha diretta in This Must Be The Place (2011), e per arrivare ad essere una delle interpreti più importanti del panorama cinematografico internazionale.
Blood Simple resta un’opera prima indimenticabile, non soltanto per il film in se, ma anche per l’esperienza di lavoro del cast sia tecnico che artistico. Frances ricorda che erano tutti giovani, e alla prima prova del fuoco (molti di loro fino al giorno prima erano degli assistenti) e pieni di energia; la sinergia che si era creata all’interno del gruppo è stata un modello per le collaborazioni successive, forse per questo motivo hanno sempre avuto delle aspettative molto alte.
Dieci anni dopo Blood Simple è stato riveduto e corretto: durante la proiezione del film in occasione di un premio alla McDormand, i registi si sono resi conto che alcune scene andavano tagliate: “non si ha molte volte l’opportunità di tornare indietro sui propri lavori e migliorarli; raramente rivediamo i nostri film dopo averli girati” e aggiunge Joel Coen che “quello che facciamo non è immutabile”. Ed è una grande lezione da parte di chi, nonostante sia arrivato al culmine di una carriera che vanta prestigiosi premi e riconoscimenti, riconosce l’importanza di migliorarsi sempre.
Il fatto di essere una coppia ha decisamente ampliato gli orizzonti di Frances McDormand in quanto attrice e di Joel Coen come regista; se la prima ha imparato a percepirsi come parte di un contesto drammaturgico più ampio, il secondo ha sicuramente messo ancora più attenzione nello studio del personaggio e nelle riflessione sulle linee narrative che portano lui e suo fratello Ethan a costruire le storie; storie che nascono dagli scambi tra i due registi, un processo di scrittura fondamentale che può durare settimane e anche anni.
Tra un aneddoto e l’altro, Frances McDormand confessa la sua passione per Anna Magnani, l’attrice e la donna, per il suo sguardo profondo, che le attrici americane non avevano (“un volto che rappresentava la vita”) per la sua recitazione intensa e per la sua formazione teatrale; non è solo il teatro ad essere il punto in comune che la McDormand sente di avere con la Magnani: l’attrice romana era identificata con Roma così come Frances McDormand viene spesso identificata con la donna americana della piccola borghesia (sebbene abbia recitato ruoli diversi).
A Joel Coen, che lo scorso maggio ha presieduto insieme al fratello la giuria del Festival di Cannes, è stato chiesto perché le commedie vengono tagliate fuori dai premi e dai riconoscimenti internazionali; non c’è un perché, il sistema tende a non premiare film che –apparentemente- mantengono uno sguardo superficiale della realtà. Frances McDormand pensava di non essere tagliata per la commedia , l’ha scoperto lavorando accanto a Joel e Ethan Coen; anche se Joel sostiene che una delle migliori interpretazioni della moglie sia quella drammatica di Olive Kitteridge nell’omonima serie televisiva diretta da Lisa Cholokenko (“Olive è molto diversa da lei anche se c’ha messo molte sue sfumature”).
E se Olive Kitteridge è il personaggio interpretato da Frances che Joel preferisce, la moglie non ha dubbi quando si tratta del suo film preferito girato dal marito: A proposito di Davis (2013) è un film “almost perfect” dove è distillata nella giusta misura tutta la capacita dei fratelli Coen di fare i film, è un film su un perdente con del talento, girato di chi ha talento e nella vita ha vinto, un film sull’onestà, sull’integrità morale, sulle conseguenze delle proprie azioni; un film che è stato capace di sorprendere l’attrice dopo 30 anni di vita in comune.
E sul finale la coppia Coen-McDormand regala al pubblico alcune immagini di uno dei loro film preferiti: La Storia di Qiu Ju (1992) del regista cinese Zhāng Yìmóu, opera rappresentativa anche per quanto riguarda il sodalizio artistico con Gong Li. L’uso del colore, i pochi primi piani, un stile molto trattenuto in cui il regista si mantiene osservatore: sentire Joel Coen parlare ammirato e appassionato di un altro regista fa quasi dimenticare la statura professionale del cineasta che abbiamo davanti.
Anna Quaranta