- Anno: 2015
- Durata: 88'
- Nazionalita: Kenia
- Regia: Nick Reding
Nella sezione Riflessi, alla decima edizione della Festa del cinema di Roma, viene presentato per la prima volta un film Keniota, completamente girato e realizzato sul posto. Una bella novità che apre i confini al cinema internazionale. Il regista, Nick Reding, racconta le difficoltà nel proporre tematiche come quelle religiose e politiche, discorsi caldi che incendiamo il mondo odierno. Inoltre la decisione di girare tale film è stata presa poco dopo la strage di Charlie Hebdo, ci è voluto quindi coraggio per portare sullo schermo una storia che racchiude i mali nel nostro tempo.
Yusuf e Salim, amici di vecchia data, si rincontrano a Mombasa dove il primo è venuto a lavorare come poliziotto. Un nipote di Salim, che per rabbia si affilia ad una comunità radicale islamica, e antiche rivalità tribali, li vedranno in difficoltà, su opposte sponde, affrontare morti e violenza.
Un film che porta sullo schermo il razzismo, parliamo di razzismo legato alla religione, quella tematica, oggi più che mai, protagonista della nostra storia. Il regista, Nick Reding, decide di farlo in modo leggero, senza calcare la mano, spiegando quasi passo dopo passo i nodi che legano la trama e le possibili vie d’uscita. Ci sembra quasi di essere sui banchi di scuola, aprire il libro, anzi in questo caso il pc, e leggere una delle tante storie dove il razzismo funge da fil rouge. Nell’era dove il diverso è il nemico è complicato vedere sullo schermo tematiche così forti risolte dal dialogo, quel dialogo che siamo incapaci di utilizzare, quel dialogo che è diventato l’ultima arma da utilizzare. Interessante l’idea di mostrare agli spettatori come la popolazione keniota risolva, stando seduta a terra, quella che è la situazione imposta sullo schermo. Il regista decide infatti di lasciare la parola alle persone comuni che dopo aver visto il film cercano di immedesimarsi nei panni dei protagonisti per cambiare il finale di una storia già scritta. Nonostante ciò e le meravigliose ambientazioni . Watatu sceglie la leggerezza, ma siamo certi che questa sia la strada giusta per trattare certe tematiche? Visto il prodotto finale la risposta non può che essere negativa.
Alessandra Balla