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Fra le tradizioni più sentite a Rocca San Casciano vi è la Festa del Falò, che si richiama alle antiche usanze celtiche di accendere fuochi nelle campagne per salutare la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera, detti anche fogarène o lom a merz.Dal 1700 l' usanza si ricollegò a San Giuseppe e alla "focarina". A Rocca sono famosi i fuochi di San Giuseppe o falò dei rioni Borgo ( falò a forma bombata come i pagliai che si facevano in Romagna) e Mercato( falò a forma conica come i pagliai della Toscana), che gareggiano sulle rive del fiume la sera dell’ultimo sabato di marzo. Ai fuochi iniziali si sono aggiunti i fuochi d’artificio e i carri allegorici. Tre mesi prima della festa, iniziano i lavori per preparare i grandi pagliai di “spini”( ginestre e aghi di pino). Fuochi sul fiume, allegoria della primavera, addio all’inverno, invocazione di buona annata per i raccolti nei campi, propiziatrice di buona sorte, si narra che a Rocca San Casciano, fin dal secolo XII venivano accesi falò lungo le rive del fiume Montone, a seguito delle inondazioni assai frequenti in quell’epoca, allo scopo di placare le acque. Vincerà il falò più bello e che durerà più a lungo sulle rive contrapposte del fiume Montone, in fantasmagorica sfida di fuoco e di luci sull’acqua. La Festa dei Falò poi continua in Piazza per tutta la notte, tra carri allegorici, stand gastronomici, musica ed allegria: una “canta”, cioè una canzone, accompagna ironicamente il borgo che ha perso: “Chi ha la rabbia al cuore / si metta al tavolino / con un bicchier di vino / la rabbia passerà”. L’accensione dei falò è seguita da un lungo spettacolo pirotecnico; mentre le fiamme calano di intensità iniziano le sfilate dei carri. La Festa del Falò attira migliaia di persone da tutta Italia.
immagine: Falò di Teoderica
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